Post n°1665 pubblicato il
21 Settembre 2018 da
surfinia60
Vivo ogni giorno barcamenandomi tra una serie di ostacoli, più o meno importanti, lavorando in un'amministazione pubblica. Si palpa il senso di sbandamento per l'inadeguatezza di preparazione e mezzi, anche terra terra, che vanno dalla mancanza di carta igienica a quella di un antivirus adeguato, cosa che periodicamente attacca i server causando non pochi problemi.
Il rischio che si corre, e ne sono fin troppo consapevole, è quello di perdere di vista, nel trambusto causato da vari inconvenienti del tutto oggettivi, l'essere umano, quello con la U maiuscola, e quello che è, o dovrebbe essere, lo scopo dell'esistenza stessa.
Qualcosa di un po' più alto che avvelenarsi perché manca la carta per le fotocopie.
Invece mi scopro ad osservare i miei colleghi, dai capi fino all'ultimo inserviente che svuota i cestini a fine giornata, disperarsi, talvolta piangere, perfino, perché si deve scontrare quotidianamente con questi ‘muri'.
Tutto ciò che rappresenta il valore e il senso della vita, fortunatamente, cerco di trovarlo altrove, ma mi rendo conto per parecchie persone la vita inizia e finisce sul perimetro della propria scrivania.
Si può' arrivare a scontrarsi con un collega, anche pesantemente, perché non ha visto un e-mail, o non ha risposto al telefono.
E ti ritrovi ad aver condiviso per anni uno spazio, parecchie ore al giorno, con qualcuno che puoi dire di non conoscere affatto, se non per come si comporta nell'ambito lavorativo.
Questo è veramente triste. Svegliarsi da questo torpore diventa d'obbligo.
Altrimenti si rischia di essere schiacciati dalla negatività di cui è intrisa la vita quotidiana a cui siamo costretti, per arrivare a fine mese.
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