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Messaggi di Novembre 2019

Un po' più lungo del solito...

Post n°1720 pubblicato il 22 Novembre 2019 da surfinia60

Quest’anno, a seguito di un cambiamento strategico deciso dai capi, sono stata trasferita in un altro ufficio.
Se a livello gestionale poteva sembrare un’idea sensata, di fatto si è rivelato un vero incubo per me.
Non tanto per la posizione occupata da me e dalle colleghe nell’organigramma, ma per meri problemi di convivenza.
Pur facendo appello a tutta la mia diplomazia e tolleranza non riesco a convivere, umanamente e lavorativamente parlando, con le altre due occupanti l’ufficio.
Parliamo di signore pressoché mie coetanee ma, oserei dire, “vecchie dentro”. Inasprite dallo stress lavorativo e con posizioni mentali, per usare un eufemismo, poco elastiche. Infatti hanno creato, col tempo, una sorta di filo spinato invisibile sulla soglia dell’ufficio, che tiene sì lontani gli scocciatori, ma che ha reso l’atmosfera pesante.
Da quando sono lì torno a casa più stanca e stressata, pur facendo lo stesso lavoro di prima.
Per non parlare dei difettucci, fisici e non, delle due colleghe in questione: una è parecchio dura di udito e ti costringe a ripetere 2 o 3 volte le frasi, senza contare i malintesi dovuti a cattiva ricezione.
Ne consegue che il tono di voce che usa, come i tutti gli ipoudenti, è fastidiosamente alto, soprattutto al telefono. Inoltre ha un caratterino piuttosto spigoloso che la porta ad allontanare l’utenza (cosa che credo sia il suo vero intento) e a dirigerla verso altre figure (le quali vengono, di conseguenza e loro malgrado, coinvolte).
L’altra ci sente meglio, ma ha il difettuccio di commentare ad alta voce tutto ciò che succede, dilungandosi nel trarre spunti per paragonare ciò che le viene riferito con le sue faccende personali. In una parola ‘logorroica’.
Le mie opzioni sono soggiacere e sopportare, oppure replicare seccamente, manifestando il mio disinteresse verso i suoi racconti, dettagliati e ripetitivi, della sua vita familiare, arricchiti con punti di vista del tutto personali sulle faccende degli altri (leggasi ‘pettegolezzi’), di cui mi frega meno di zero.
La seconda opzione mi costringe, talvolta, ad essere scortese, andando un po’ contro la mia natura.

Oltretutto è una continua fonte di distrazione mentre cerco di svolgere i miei compiti.

Per amor di giustizia riconosco anche i pregi di queste due colleghe, tuttavia oscurati da queste sgradevoli peculiarità.

Non so se ho reso l’idea, ma mi sono annoiata perfino a descrivere questa situazione, figuriamoci a viverla ogni giorno! 

Abbiate pietà!




 
 
 

Parlare da soli

Post n°1719 pubblicato il 16 Novembre 2019 da surfinia60

Nel silenzio della solitudine la mia voce mi tiene compagnia. 

Ho imparato a pronunciare i pensieri ad alta voce.
Un po’ aiuta. Rende più chiaro e reale ciò che dentro ha una dimensione diversa, talora indefinita, talvolta drammatica.
Il contenuto dei pensieri si delinea meglio e il suono della propria voce fa sentire meno soli.
Alimenta l’illusione che ci sia qualcun altro che ci parla e rende il silenzio meno opprimente. 

Inoltre ci si può esprimere senza timore di essere giudicati da chi ascolta.

Oppure sto diventando un po' pazza ....

 

 

 
 
 

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