Mattone dopo mattone

Post N°94


Le cime dei pini accarezzano il cielo di luglio, il vento fresco dell’adriatico canta coi rami e le pigne e soffia sugli aghi che dormono a terra. Il sole affaccia piano tra le fronde e si abbassa salutando il mio viso con una luce potente e gialla. Le auto scintillano rumorose sulla strada di fianco e i bagnanti prendono le loro biciclette per muoversi da una parte all’altra della spiaggia. Non vi è nulla di più poetico in tutto questo che nell’attendere passivamente la sera e l’ora di tirar su il gazebo e iniziare a lavorare. Quando la vita è così arida la fantasia è un inganno; se non aggiunge alcuna soluzione è meglio concentrarsi sul dato concreto, che in questo momento pare riflettere il deserto delle occasioni. “Il guerriero della luce è schiavo del suo sogno e libero nei suoi passi” E’ possibile che questa noia, il senso implacabile di incompiutezza che mi avvelena il cuore dipenda dalla mancanza di un serio obiettivo. Ma confesso con naturale sincerità che non posso esimermi dal pensare che questa visione sia un delizioso miraggio. Tuttavia, l’immagine di un labirinto concentrico dove i vicoli sono i percorsi individuali e il centro è la consapevolezza di appartenere tutti ad un’unica fonte irradiante, mi pare familiare e ragionevole. Così adesso meta e percorso si possono sovrapporre senza alcuna apparente o recondita contraddizione. Il cammino porta alla soluzione che la fonte della vita si è mirabilmente espansa in questo brulichio costante di forme. E che, per l’appunto, proprio la fonte respira, si apre e si contrae come un polmone stellato nei vicoli di questo oscuro labirinto cosmico. A ragion veduta, dunque, siamo liberi nei nostri passi, e la strada è a nostra disposizione, una strada empirica. Qui però, in ogni cartello vi è scritto “sei già dove vuoi essere”.