Mattone dopo mattone

Post N° 107


 Percepire la politica come un’entità disgiunta dalle dinamiche sociali è, nella migliore delle possibilità, un’alienazione e, nella peggiore, una pianificata ipocrisia. La “casta” è un argomento di destra. La grande borghesia vuole lasciare intendere che il suo braccio operativo non risponda più ad alcun comando, impegnato solo nell’ozio della sua legittimazione sociale. Non è vero. La politica risponde sempre come strumento e in quanto strumento non ha autonomia, non ha individualità né tanto meno genere. Si occuperebbe degli sfruttati e degli oppressi solo nel caso in cui fossero questi a determinare la proiezione della società a venire. Ma c’è una classe dominante che è al comando di questo treno sferragliante, e che noi oggi volgarmente chiamiamo politica. Esteriorizzare il nemico, proiettarlo precisamente, ma strumentalmente, in una posizione di distanza e indipendenza nella sua attività è l’argomento col quale la destra recita la parte vittimistica dell’incolpevolezza. E nell’inganno della propria deresponsabilizzazione trova sempre un argomento di facile supporto, sia esso l’immigrato, sia esso l’euro, l’Europa unita, le banche, la casta politica. Il conflitto sociale tra oppressori e oppressi, tra Borghesia e Proletariato, viene così dirottato su percorsi fantasmatici, lasciando intendere che le due classi possano trovare comune interesse e reciproco profitto nella lotta allo stesso mistificatore, codardo, barbaro e alieno nemico. Ma così non è. Esistono solo due fattori che determinano il disegno della società come essa fu, come è e come sarà: l’esplicita o celata volontà dei padroni proprietari, la mollezza e lo scollamento della servitù. E tanto la servitù è molle e scollata, tanto è corruttibile e viceversa, divaricando le gambe all’ingresso trionfale dei valori, delle illusioni, delle mortificanti seduzioni del capitale. La competitività era un loro valore. Era ed è ancora l’arma con cui commettono fratricidio e cannibalismo. L’oppresso che vuole affrancarsi deve rigettare queste malattie dell’animo con quanta energia vitale egli possa spendere.Il Clown alla Rovescia scende dal suo palco improvvisato, una cassetta di frutta che scricchiolava sotto il suo insufficiente peso umano, e il suo pubblico applaude scrosciante.