Lettera settima (dalla Valle dell'Ego)
D’un orizzonte pallido si avvicina silente una lucciola, timida saetta della Terra, e che grazia nel suo volare, e discreta. Annuncia una triste novella, appena bagnata dalla rugiada del suo lume, e se non fosse giunta non so che sarebbe ora di quel muto abisso gorgogliante.Non un fiore, non un germoglio, ahimè neanche una mosca che si levi da quella lunga pianura di deserti congelati. Ella mi dice che questa è chiamata Valle dell’Ego, un tempo affollata di inezie, di illusioni e attraenti inutili orpelli. Era così piena di castelli in aria e menzogne che queste un giorno finirono incautamente col rivelare se stesse. E dalle inezie vennero gli incapaci, dalle illusioni gli schiavi, e dagli orpelli nacquero i mostri. E come questi vennero, sbiadirono anch’essi poco tempo dopo perché germinati dall’errore. Questa è la Valle dell’Ego dove adesso non muove più nulla. Dove s’assopisce l’Anima e spesso vi muore.