UNA DONNA, UNA NONNA

DONNE NORMALI, la mia mamma


Mi piacerebbe raccontare qualcosa sulle donne che hanno colorato la mia vita, la mia infanzia, l'età adulta, e i vari passaggi di consegna d'amore e saggezza.Vorrei cominciare dalla mia mamma che non c'è più sulla terra, ma dalla sua nuvoletta continua a farci compagnia.In una famiglia decisamente matriarcale, lei era l'eccezione. Donna mite e dolce, lasciava a mio padre ogni decisione, ne subiva le conseguenze quasi in silenzio (quasi... perchè provava a rimostrare, in verità con scarso successo) e gioiva quando, invece, il risultato era piacevole.Per mia sorella e per me era una compagna di giochi. Sempre pronta a fare "stupidaggini" con noi, sempre, però, un pochino distante con la mente. Sembrava vivere in un suo mondo, dal quale, ogni tanto, metteva giù un piedino e scendeva a dare un'occhiata. Ritengo che mia sorella, più piccola di me di 5 anni, sia viva per miracolo. Già a pochi giorni me la lasciava prendere e cullare, portare in giardino con la carrozzina (a me piaceva spingerla giù dalla discesa-invero non troppo ripida e lunga-del cortile, poi correre e fermarla prima che arrivasse contro l'albero che era in centro, l'ho sempre presa, per fortuna
). Lei aveva lasciato il lavoro alla mia nascita perchè voleva fare la mamma a tempo pieno. Poi, visto che era un'artista in questo campo, si era messa a fare la ricamatrice a casa. Ricamava sempre, i miei primi ricordi sono di lei che, alla macchina da cucire, ricama lenzuola, tovaglie, bavaglini e completini per bimbi tutto il santo giorno. Smetteva solo per cucinare, mangiare, e stirare (la sua passione....che non ho ereditato....). Le pulizie si facevano il sabato mattina, ma casa nostra era sempre un caos (più o meno organizzato). Lei però ci stava bene, c'erano stoffe, fili, disegni ovunque. Per me erano il paese delle meraviglie! Quei rocchetti colorati erano uno dei miei giochi preferiti. Quando aveva bisogno di colori nuovi prendevamo il filobus, lei ed io, e andavamo a Torino a comperarli, quanto ero felice! Andavo in giro con la mia mamma e, magari, ci scappava anche una cioccolata calda o un'aranciata nel piccolo bar di piazza della Consolata!Per me era il mondo, non riuscivo a staccarmi da lei. Ho un nitido ricordo del mio primo giorno d'asilo. Avevo 4 anni, e ho passato le 3 ore in cui sono rimasta lì attaccata alla gonna di Suor Immacolata, chiedendole in continuazione che ora fosse e quando sarebbe arrivata la mia  mamma.....non esserle vicina era un grosso dolore che sentivo proprio nel cuore.Amche lei aveva un'adorazione per la sua mamma. Nonna viveva nella nostra stessa casa, c'erano due alloggi, uno dei nonni e uno nostro, quindi, in pratica, si viveva insieme. Non c'erano porte chiuse, si andava e veniva ovunque. E, a sua volta, la nonna l'ha sempre coccolata e protetta, ha sempre badato a noi piccoline ed è stata la sua ancora.Nel periodo della mia adolescenza è ridiventata adolescente con me, raccoglieva le mie confidenze , e poi, quando si arrabbiava, le raccontava a papà che, dai miei amici, veniva "affettuosamente" definito il dittatore...quindi non era propriamente il caso....cosicchè ha sempre continuato a parlare con me, ma io avevo deciso di "scremare" quello che le dicevo, non si sa mai, raccontavo solo quello che sarebbe potuto arrivare a mio padre senza danni!!!!Mi sono sposata a 19 anni, non ne era particolarmente felice, ma non mi ha ostacolata. Quando, un anno dopo, l'ho resa nonna era al settimo cielo. E così è stato per tutti i suoi nipoti, mia figlia è nata l'anno dopo, la figlia di mia sorella quello ancora successivo, così dieventò nonna 3 volte in 3 anni. Il piccolino, sempre di mia sorella, ci mise 5 anni per arrivare. Li adorava tutti, li coccolava e li lasciava fare ASSOLUTAMENTE tutto quello che volevano. Pertanto ci si rivolgeva a lei con gioia in caso di necessità, ma anche un tantino con ansia, quando si andavano a riprendere non si sapeva mai in che condizioni fossero (sporchi di sicuro), ma loro erano felici di questa nonna speciale!Nel periodo di mogli e mamme entrambe siamo state molto vicine. Non passava giorno che non andassi da lei almeno un'oretta per prendere un caffè e fare quattro chiacchiere. Da quando la nonna non c'era più (è morta un anno dopo la nascita di mia figlia, non ha fatto in tempo a vedere la bimba di mia sorella) lei soffriva molto, sentiva la sua mancanza in modo lancinante e aveva perso il suo punto di riferimento.L'amore che ha sempre unito i miei genitori era speciale. Vivevano uno per l'altro. Non che non litigassero, anzi, avevano sempre qualche discussione. Si erano conosciuti a 16 anni, e si erano sposati 6 anni dopo, quando il mio papà aveva finito il militare. Dopo due anni arrivai io. Gioia per tutti e due, perchè volevano una bimba, bionda, e io li ho accontentati
Purtroppo, a soli 57 anni, ebbe un ictus. Non dimenticherò mai quella mattina. Avevo accompagnato i miei figli a scuola, alle medie, ero ritornata a casa per finire qualche lavoretto, all'epoca avevo un negozio e aprivo alle nove. Alle 8,20 suona il telefono, papà agitatissimo mi dice "mamma sta male" e io, arrivo! Cinque minuti dopo ero lì, lei era riversa sul letto e respirava solo ogni tanto, cianotica, ho telefonato all'ambulanza (non c'era ancora il 118) e mi hanno detto che sarebbero arrivati non prima di mezz'ora-tre quarti d'ora, così ho chiamato il medico. E' arrivato in 5 minuti, ha visto subito che era grave, l'ha più o meno stabilizzata e ci ha aiutati a caricarla in auto. 7 minuti dopo eravamo all'ospedale. Non ci hanno dato grandi speranze, lei non era cosciente. Sette settimane e un intervento dopo, ce la riportavamo a casa giuliva e felice.Purtroppo aveva lasciato qualche strascico, non nell'immediato, ma negli anni è arrivato di tutto e di più, fino alle ischemie sistematiche che l'hanno accompagnata negli ultimi 10 anni. Una vita sempre più difficile, ricoveri in ospedale più o meno lunghi e la sua autosufficenza sempre più limitata. Gli ultimi 7 anni in carrozzina, le badanti, papà sempre più disperato che intanto si ammalava anche lui. Nell'ultimo anno non era più lei. Vedeva la sua mamma, era assente, non le importava più di nulla. Essere diventata bisnonna sembrava l'unica cosa che le interessasse. Impazziva per le due piccoline e aspettava con ansia la nascita del terzo, ma non ha fatto in tempo a conoscerlo.Il 22 giugno dello scorso anno, dopo un'operazione all'intestino rivelatasi difficile, è sopraggiunta un'infezione che è stata fatale. La sera i medici ci hanno detto che con nessun antibiotico era possibile arrestarla e che aveva già compromesso i reni, era questione di ore. Ce la siamo portata a casa. Ho chiamato in croce rossa e mi sono fatta mandare un'ambulanza con l'autista, mia figlia è salita con lei dopo che ce la siamo caricata. L'abbiamo portata nella sua amata casa, dove era nata, e lei appena arrivata ci ha detto "grazie che mi avete portata a casa a morire". Siamo rimaste tutte lì,  mia sorella, mia figlia, mia nipote ed io, sul letto con lei, a parlarle e a tenerle la mano. L'unica flebo che ci siamo fatte dare era un antidolorifico, la mattina del 23 aveva la febbre a 41 ed era poco cosciente, il pomeriggio se n'è andata. Mia sorella ed io eravamo distese di fianco a lei, la tenevamo abbracciata. Mammina quanto mi manchi! Mi mancano le tue frasi surreali, le tue risate per chissà che cosa, le tue canzoncine stonate, mi manchi tu!