UNA DONNA, UNA NONNA

LA MIA PASQUA......IN RITARDO


 E' vero, Pasqua ormai è passata da tempo. Volevo raccontarla la nostra, ma, per fortuna ci ha pensato mia sorella.
C'è però una cosa della quale volevo parlare ed è la felicità negli occhi dei miei nipotini anche durante questa Santa festa.
In effetti sono ancora piccolini per capire la Resurrezione di Cristo, le campane a festa che la annunciano (anche se Swami incomincia ad ascoltare con attenzione la storia di Gesù e, l'altra sera, mi ha chiesto di farla volare come lui, intendeva come con le ali di un angelo, quello al quale prima di dormire le sto insegnando ad indirizzare le sue preghiere....a meno che non volesse risorgere....).
Per loro la gioia comincia nel momento in cui si ritrovano insieme tutti e tre, sono baci, abbracci, urletti di gioia e poi subito via a giocare, a scoprire cosa di nuovo si può trovare in casa dei nonni.Dopo il pranzo sono arrivate sulla tavola non so bene quante uova di cioccolato (troppe per la verità, così abbiamo deciso che il prossimo anno ne avranno uno ciascuno, ma personalizzato, con la sorpresa da loro desiderata). E' stato magnifico vedere i loro occhi vispi e felici specchiarsi nelle carte colorate, le loro manine toccare, aprire e...mangiare (specialmente Nicole e Christian, ai quali non è mai necessario chiedere “dai mangia”).
E lì, ridivento bambina con loro, la nonna sparisce, si dimentica di fare le foto, smette di spostare piatti e tegami, in quei momenti sono come loro, SONO loro.E' così bello quando la nostra tribù si riunisce, stiamo bene insieme, si vede la gioia di stare a guardare i cuccioli che giocano, di ascoltare papà che racconta, di guardare il sole sul dondolo senza nessun pensiero che non sia vivere quei momenti.E ci siamo tutti, ci sono coloro che erano nonni, zii, genitori quando io ero bambina, c'è la mia mamma, che tanti anni ha lottato con il suo male perchè non ci voleva lasciare, diceva che ci voleva troppo bene per andare via, e infatti non è andata, c'è. C'è il marito della mia sorellina, che rivedo in suo figlio, così simile nel fisico e nel carattere, a volte schivo.E apprezzo la fortuna che ho avuto, quella di generazioni prima di me, che hanno cominciato tanto tempo fa a svolgere una matassa. A quel filo siamo tutti attaccati, è il filo dell'amore, è quello che fa si che tutti si continui a vivere guardando il mondo che cambia con gli occhi dei nuovi nati.