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O padre dei quattro venti riempi le mie vele
attraverso i mari degli anni
senza scorte ma a testa alta
per solcare gli stretti della paura
...vedo paurosi mostri ed invece sono solo placidi mulini a vento che macinano farina x fare del buon pane... ed io imbratto tutto spargo la farina e danneggio il buon mulino
Ho bisogno di vivere e ho bisogno che I tuoi problemi siano visti fino in fondo Pensando di raffreddare la mia collera Ma essa non si raffredda mai
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Post n°28 pubblicato il 13 Dicembre 2015 da sydbarrett5
Non si può non ammettere che questa “Immigrant Song” è una canzone, anzi, un urlo di guerra, quello delle orde vichinghe che tra l’Ottavo e l’Undicesimo secolo si abbatterono a più riprese sulle coste inglesi. Se poi volessimo davvero spingerci ad attualizzarla ai nostri tempi, potremmo parlare delle “orde” di immigrati che approdano sulle nostre coste portando – come i vichinghi o i mongoli o i “barbari” a loro tempo – lo sconquasso nel beato Occidente… Dovremmo però far finta di non leggere certi versi, tipo “Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve”, “Il Martello degli Dei guiderà le nostre navi”, “Noi siamo i vostri padroni” e altri... Ma leggerli con: “Veniamo dalla terra del sole e della siccità”, “Il nome di Dio guiderà le nostre navi”, “Noi siamo i vostri padroni” i tagliagola. |
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