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Post N° 54


Il farmaco “anti-alcool” Scoperta l’azione di una molecola in grado di ridurre il consumo quotidiano di alcool e le eventuali recidive  Una ricerca condotta presso l’Università di Camerino, sostenuta dalla casa farmaceutica Eli Lilly e supervisionata dal National Institute of Health (USA), ha permesso lo sviluppo e la sperimentazione su topolini da laboratorio di un nuovo farmaco che sembra in grado di ridurre il consumo giornaliero di alcool e di eventuali ricadute in questi animaletti. Il farmaco è definito in sigla allo stato attuale come MTIP, e sembra in grado di inibire la reazione del recettore per il fattore di rilascio corticotropo CRF1 e conseguentemente di ridurre l’uso di alcool e le eventuali recidive dopo la detossificazione. La sperimentazione della nuova molecola di proprietà della ditta farmaceutica di cui sopra, si basa sull’ipotesi del gruppo di lavoro di Camerino, guidati da Roberto Ciccocioppo, secondo cui la predisposizione all’alcolismo e le possibili ricadute verso alcune sostanze che procurano dipendenza siano la conseguenza di modificazione geniche. L’assunzione smodata di alcol e droghe altera le funzioni neurologiche dell’uomo e costituisce quindi un presupposto per l’insorgenza di malattie mentali.L’azione della molecola, testata sui topi, ha avuto quindi l’obiettivo di ridurre il consumo quotidiano di alcol e le eventuali recidive, attraverso un’azione neuronale inibente il desiderio di bere, anche in quelle situazioni stressanti in cui il ricorso all’alcol può costituire un facile e veloce viatico. Attraverso la selezione di topi caratterizzati da un elevato consumo di alcol e qualificati da una specifica mutazione per il gene che codifica la proteina recettoriale CRH-R1 in grado di intervenire sull’ormone deputato al rilascio corticotropo, è stato possibile giungere alla conclusione che il farmaco sia estremamente efficace a questo livello di sperimentazione.Le applicazioni di tale composto sembrano andare oltre l’azione anti-alcolismo poiché efficaci, secondo gli autori di questa ricerca, anche per le terapie che coinvolgono forme di depressione ed ansia.Si attendono ulteriori sviluppi per osservarne l’efficacia in fase di sperimentazione sull’uomo, dato che ad oggi è stato testato solo sui topolini. Per visualizzare la notizia riportata da altre fonti, clicca quiPer visualizzare l'abstract dell'articolo pubblicato su "The Journal of Neuroscience", clicca quiPost di Edoardo Santucci-----------------Per leggere tutti i post pubblicati da questo autore, cerca nei TAGS il suo nome!