Synaptic Mind

Post N° 60


A scuola di decoding emotivo in GiapponeUna ricerca cross-culturale dimostra l’importanza della cultura nei processi di interpretazione delle emozioni umaneLo studio pubblicato sul corrente numero del “Journal of Experimental Social Psychology” e che costituisce il risultato finale di una ricerca in collaborazione tra Masaki Yuki (Hokkaido University), William Maddux e Takahiko Masuda (University of Alberta), svela e rafforza ciò che gli psicologi culturali conoscono da tempo: ossia che la cultura è un fattore determinante nel processo di decodifica delle emozioni del volto.In culture dove il controllo delle emozioni costituisce la regola (per esempio in Giappone), l’attenzione di coloro che sono chiamati a decodificare le emozioni altrui viene portata sugli occhi. Al contrario, in culture dove l’emozione viene apertamente espressa, e tale pratica valorizzata (per esempio in Occidente), la parte del volto maggiormente chiamata in causa per la decodifica è la bocca. Queste le conclusioni a cui arrivano i ricercatori, che attraverso una serie di stimoli visivi hanno potuto confrontare il modo in cui culture occidentali (Stati Uniti) ed orientali (Giappone) interpretano le figure che trasmettono specifiche emozioni di base.Questi risultati si scontrano con l’ipotesi standard o altrimenti detta “universalista” secondo cui esiste un’invariabilità culturale delle espressioni facciali e della universalità della loro produzione e del riconoscimento. La cultura di una persona gioca quindi un ruolo essenziale nel determinare il modo in cui gli individui percepiscono le emozioni e necessita di essere considerata parte intergrante nel processo di decoding delle espressioni facciali.Queste differenze culturali sono altresì evidenti nei segni grafici conosciuti come “emoticons”. Secondo i risultati della ricerca, gli emoticons impiegati in Giappone per esprimere felicità o tristezza variano e cambiano a seconda di come gli occhi sono rappresentati, mentre gli emoticons usati in USA cambiano in funzione della direzione della bocca. Quando ai partecipanti alla ricerca venne chiesto di valutare il livello percepito di felicità o tristezza espressa attraverso i differenti simboli, i ricercatori scoprirono che i giapponesi nondimeno si focalizzavano sugli occhi degli emoticons per determinarne l’emozione.“Pensiamo sia abbastanza interessante sottolineare che una cultura che tende a mascherare le proprie emozioni come il Giappone, si focalizzi sugli occhi delle persone per determinarne la relativa emozione, dato che gli occhi tendono ad essere particolarmente indefinibili”, dice Masuda per ScienceDaily. “Negli Stati Uniti, dove l’espressione delle emozioni è comune, è più logico focalizzare la propria attenzione sulla bocca che risulta essere la parte maggiormente espressiva del volto di una persona”.I  risultati inoltre suggeriscono l’eventualità (da confermare sperimentalmente) che i giapponesi siano più bravi degli americani nella decodifica e riconoscimento dei sorrisi simulati. Se la posizione degli occhi infatti è determinante per cogliere se il sorriso del nostro interlocutore è vero o falso, i soggetti giapponesi potrebbero essere particolarmente competenti nel riconoscere se qualcuno ci sta ingannando, data la centralità dei muscoli orbicolari per l'assegnazione di senso e significato dello stimolo. Per visualizzare la notizia proposta da  ScienceDaily, clicca quiPer visualizzare l'abstract dell'articolo pubblicato sul Journal of Experimental Social Psychology, clicca quiPost di Edoardo Santucci