Synaptic Mind

Post N° 70


Neuroestetica e neuroni mirrorChe cosa ci dicono le neuroscienze nell'ambito dei processi di produzione e fruizione artisticaPresso il dipartimento di neuroscienze dell’Università di Parma, Vittorio Gallese e David Freedberg hanno approfondito alcuni studi sui neuroni mirror, nello specifico valutando attraverso la risonanza magnetica transcranica di soggetti volontari i processi di immedesimazione alla base dell’attività di fruizione di un’opera d’arte. Lo studio dei neuroni mirror ha grande impulso tutt’oggi, a seguito della loro scoperta avvenuta negli anni novanta grazie al team di ricerca dell’Università di Parma. Emerge un ambito di studio particolarmente importante nel dominio teorico-applicativo dell’estetica e della neuropsicologia, chiamato neuroestetica, ossia quella scienza che valuta la relazione tra opera d’arte e cervello.Quando osserviamo un’opera d’arte “compiuta”, proviamo una senzazione di immedesimazione che ci porta all’interno dell’opera stessa permettendo di esperire ciò che viene avvertito dai protagonisti della scena e rievocando inconsapevolmente le skills e i gesti compiuti dell’artista per la realizzazione di questa, sulla base della condivisione di un pensiero procedurale comune a tutti gli uomini. L’abilità dell’artista risiede quindi nella sua competenza nel generare un’emozione nel cervello del fruitore. Tali emozioni sono evocate attraverso una serie di indizi che pertengono ad un patrimonio motorio condiviso sia dall’artista (che ovviamente dai protagonisti della scena) sia dagli stessi fruitori che entrano in “risonanza” con il contenuto veicolato. Tale condivisione di un patrimonio motorio comune ci permette di essere individui competenti da un punto di vista sociale.Centrale diventa il concetto di “sintonizzazione intenzionale”: alla base della nostra competenza sociale esiste la capacità di co-costruire uno spazio condiviso inter-soggettivo che ci permette di stabilire un legame e delle relazioni con gli altri. Non siamo estranei alle azioni, emozioni e sensazioni degli altri dato che siamo sintonizzati alle relazioni intenzionali. Gli scambi interattivi tra individui (di cui gli artefatti artistici ne costituiscono un esempio e una possibilità) costituiscono comportamenti comunicativi di un sistema complesso, che sono possibili grazie alla ripetizione ed estensione di pattern motori e grazie alla regolazione del fuoco attentivo e dei processi imitativi che disponiamo. Tutto ciò costituisce il risultato terminale di un processo che ha luogo grazie anche al supporto dei neuroni mirror che si attivano non soltanto quando compiamo una certa azione, ma anche quando vediamo compiere la medesima azione da un altro che condivide il nostro stesso repertorio motorio (a qualsiasi livello, sia esso gestuale, facciale, vocale, etc.). In questo modo colui che osserva può mettersi nei panni dell’attore e fruire un dato contenuto comunicativo.Il ruolo interattivo tra azione, percezione, emozione e conseguentemente (anche se non necessariamente) fruizione empatica di un’opera d’arte, risulta quindi l’idea di fondo di un processo molto complesso che parte da aree cerebrali particolarmente complesse ed articolate, e che termina con la considerazione finale che la componente culturale non può ovviamente essere trascurata quando parliamo di estetica.Post di Edoardo SantucciIl link all'articolo originale Il link agli articoli recenti di GalleseIl link alla notizia ripresa da "la Repubblica.it"