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George Gordon Lord Byron : mito romantico


Lord Byron (1788-1824)  incarna perfettamente quello che può essere definito il "mito romantico". La sua vita fastosa e sregolata, l'anticonformismo, i vizi ostentati e la trasgressione d'ogni legge ne fecero il suo genio sempre in lotta con la società.Accanto alla sua figura "geniale" si affiancò anche quella di una coscienza politica rivoluzionaria: fu affiliato alla Carboneria e andò a combattere per l'indipendenza in Grecia, dove morì di febbre a Missolungi. Al Mazzini apparve come il poeta dell'avvenire di cui scrisse di lui con entusiasmo <>.Il poema che lo rese celebre fu "Il pellegrinaggio d'Aroldo", al centro del quale erano poste le emozioni suscitate alla vista dei vari luoghi d'Europa provocate nel protagonista (tra cui Italia e Grecia). Pubblicò varie novelle in versi : "Il Giaurro", "La sposa d'Abido", "Il Corsaro", "Lara", "L'assedio di Corinto", "Parisina". "Il Prigioniero di Chillon", "I due Foscari", "Manfredi", "Caino" sono invece le migliori opere drammatiche da lui scritte. Nel Manfredi, in cui si riscontra la tipica figura del ribelle, si cerca con la magia di conoscere il mistero della vita, di dominare gli spiriti (angeli, demoni) di oltrepassare il limite umano, accettando la solitudine e l'angoscia. La sua rivolta culmina in una connotazione metafisica al centro del quale vi è  il tema romantico del genio come angelo decaduto.Le opere del Byron non si esaurirono, però, a concetti puramente romantici ma troviamo nella sua produzione letteraria opere di carattere satirico come il "Don Giovanni", ricollegandosi agli autori satirici ed umoristici del '700.