Non ti muovere

Post N° 14


Oltre la tenda c'era una camera stretta, interamente occupata dal letto doppio senza testiera, coperto da un telo di ciniglia color tabacco.Sulla carta da parati un crocefisso pendeva, leggermente storto.Il telefono era in terra accanto alla sua presa.Lo raccolsi.Mi sedetti sul letto e composi il numero di Elsa.Seguii con il pensiero lo squillo che penetrava nella casa.Correva sul tappeto di fibra di cocco del salone, saliva lungo le scale, nelle stanze di sopra, nel grande bagno con frammenti di specchio incastonati nell'intonaco indaco, sfiorava le lenzuola di lino del nostro letto ancora disfatto, lo scrittoio gremito di libri, scivolava in giardino attraverso le tende di garza, sul pergolato avvolto dall'infiorescenza bianca del gelsomino, sull'amaca, sul mio vecchio cappello coloniale con gli occhielli arrugginiti, senza alcuna risposta.Elsa forse stava nuotando, o forse era già riemersa.Pensai al suo corpo teso sul bagnasciuga, all'acqua che lambiva le sue gambe.Il telefono squillava nel nulla.Lasciavo correre una mano sulla ciniglia del copriletto, e intanto scoprivo un paio di ciabatte fucsia annerite dall'uso sotto un comò da rigattiere.Appoggaita allo specchio, la fotografia di un uomo giovane ma di un'altra epoca.Mi sentivo a disagio dentro quella stanza, seduto sul letto dove si coricava un'estranea, quel pagliaccio stralunato che mi aspettava di là.Da un casstto di biancheria socchiuso brillava un lembo di raso amaranto, quasi senza accorgermene infilai una mano in quello spiraglio e sfiorai quella stoffa scivolosa.Il pagliaccio affacciò tra le lingue di plastica."Vuole un caffè?"Mi sedetti sul divano davanti al poster della scimmia.Un fastidio mi galleggiava nel fondo della gola asciutta e farinosa.Mi guardai intorno e il mio disagio fisico scivolò in quell'ambiente modesto.Su uno scaffale, una bambola di porcellana con un ombrellino di veli posava la sua faccia sgomenta contro il primo di una fila di volumi tutti uguali, una di quelle enciclopedie universali che si comprano a rate.Lo squallore era ben confezionato, accudito, onorevole.Guardai la donna che tornava verso di me con il vassoio in mano.