Non ti muovere

Post N° 25


Sfuggii chiunque con gli occhi mentre facevo il consueto giro tra i letti di chi avevo operato nei giorni precedenti.Occhi professionali dietro lenti bifocali, bassi sulle cartelle cliniche, bassi sul pennino d'oro montblanc con cui aggiusto le dose dei sedativi.Poi la sala operatoria, e nel tragitto le spalle tremano come ali.Entro con il solito calcio ai battenti, a mani sterili, in alto verso la ferrista che m'infila i guanti.Mani in alto come un criminale, penso, e troverei ancora la forza di sorridere.Poi la pace, la mia pace lavorativa.Soluzione iodata, bisturi freddo, sangue.Ho le mani calme, precise come sempre, più di sempre.Solo che non sono le mie mani, sono quelle di un uomo che sto guardando, un professionista ineccepibile, che non ammiro più.Mi guardo come un entomologo guarda un insetto.Si, adesso sono io l'insetto e non lei, lei è solo una povera donna trascinata dal caso, che ho violato, ho succhiato, ho appinzato.Le mani di gomma lì in basso, non mie, eppure così mie, uncini candidi nel mondo dove mi destreggio da benefattore.Bisturi elettrico.Cauterizzare i vasi.Sono ancora lì fuori, mi stanno aspettando.Mi fermeranno vestito da chirurgo, ridicolo modo di farsi arrestare.Pinza di Kocher.Tamponi.Mi lasciano il tempo del rimorso, ecco perchè non mi hanno preso prima, per lasciarmi questo tempo nero.Per crudeltà.Si, era lì in quella stanza, mi ha visto passare e ha fatto un cenno d'assenso.Poi si è chinata su una sedia, come una canna rotta, le hanno portato un bicchiere d'acqua: non ti preoccupare, quel figlio di puttana non ci scapperà, lui e il suo lurido uccello.Non ho guardato oltre la porta passando.Non ne ho avuto il coraggio, peccato.Mi sforzavo ma non riuscivo a ricordare la destinazione di quella stanza.La porta prima è quella dalla quale si accede alla sale dei prelievi, ma quelle due ante aperte accanto al dorso grigio dei poliziotti...Precipitavo col pensiero in quello spazio vuoto, ignoto, dove forse si celava quella donna che non ricordavo più.E mi sembrava, Angela, che quell'amnesia bastasse a cancellare la mia azione.Perchè non sono tornato indietro a farle una carezza, a convincerla che non era successo nulla?Quando voglio so come piegare un animo fragile.potevo chiederle scusa, offrirle del denaro.Potevo ucciderla.Perchè non l'avevo uccisa?Perchè non sono un assassino.Gli assassini uccidono.I chirurghi stuprano.Pinze vascolari.Aspiratore.Mi ha denunciato, ha raccolto la sua borsa patchwork ed è andata al commissariato di zona.Mi sembrava di vederla, mentre per farsi coraggio si tormentava le unghie, in una di quelle stanze che odorano di timbri.Le gambe pallide strette sulla sedia, descriveva l'uomo dall'aspetto distinto che aveva abusato di lei, mentre qualcuno alle sue spalle batteva a macchina.Chissà cosa aveva raccontato...Cosa le sarà rimasto di me, mi piacerebbe sapere che traccia ho lasciato nel suo corpo poco allettante.Ero cieco di alcol, di caldo, di una foia snaturante.Lei invece era sobria, mi ha guardato, mi ha subito.Chi subisce ricorda.Divaricatore autostatico.Forse l'hanno sottoposta ad un controllo ginecologico, ha girato il viso da una parte sul lettino bianco e si è sottomessa a quella umiliazione.E lì, gambe divaricate, guardando il vuoto, ha deciso di rovinarmi per sempre.Kelly.Forse hanno prelevo i resti del mio liquido seminale.Ancora Kelly.No, non è possibile che mi abbia raggiunto, non sa nulla di me, non conosce il mio indirizzo, il mio mestiere.Ma forse si.Quando sono andato nella stanza a telefonare, ha frugato nella mia borsa rimasta sul divano.Stracciona, maledetta stracciona.Non ti crederanno.Tamponi.Mi difenderò.Dirò che è stata lei, a trascinarmi con una scusa a casa sua, per derurbarmi, per uccidermi magari.Non ho forse avuto paura mentre la seguivo dentro le mura buie e fetide di quel palazzo occupato?E' stata la paura ad alterarmi così, per difendermi da quella paura l'ho aggredita.Isolare il coledoco.