Non ti muovere

Post N° 33


La musica mi entrava dentro e ci rimaneva, cupa come il suono del mare dentro una di quelle conchiglie dall'esterno lucido come smalto.Ne avevo vista una proprio così di recente.Dove?Ma si, era lì, accanto a un elefantino di giada, sul mobiletto dalla laccatura scrostata in casa di quella donna.Me l'ero trovata più volte davanti, nel sudore degli occhi che solo a tratti aprivo, quella conchiglia pacchiana...il ricciolo dell'imboccatura, rosa e liscio come il sesso di una donna.Ora oscillavo con più tenecia, mi piegavo in avanti, molto in avanti, poi tornavo su, buttavo la testa all'indietro.In alto il cielo traboccava di stelle, un buio pieno di luce scordata come dopo uno spettacolo pirotecnico.Il bicchiere mi era caduto di mano, sentivo il vetro sotto le scarpe.Mi sbilanciai e quasi precipitai nelle braccia di Raffaella."Stai attento, Timo, che io ti dico di si!" e rise, fino alle orecchie, e risero anche Livia e Manlio, che ora mi zompettava alle spalle cercando la complicità di una bassetta con la faccia spiritata.Cinsi la larga vita di Raffella e me la trasciani dietro in un duetto traballante.Lei inciampava nel caffettano troppo lungo, il suo ventre grasso gorgogliava contro il mio mentre la catapultavo tra la folla.Balliamo, Raffaella.Balliamo.Tra pochi anni il tuo ventre sarà sotto le mie mani, un pezzo di carne isolato tra i teli, e dal cuscino col marchio azzurro dell'unità sanitaria mi dirai: "Peccato, ero finalmente dimagrita..." e scoppierai a piangere.Ma adesso ridi, e balla, e dacci dentro!E ballo anch'io, Angela, nella samba dei ricordi.Anch'io ignaro come tutti.Come tua madre.Si era tolta le scarpe, ballava tenendole in mano.Le piante si inarcavano, le dita indemoniate acciaccavano l'impatto come mosto.La musica era sotto i suoi piedi."Attenta, ho rotto un bicchiere."E scivolai dalla pedana dei danzanti.Il giardino, sospeso su un'ampia terrazza, era gremito di piante esotiche dall'aspetto temibile: alcune, altissime, presentavano nel gambo abnormi escrescenze, e un fogliame aguzzo e rigido, altre erano costellate di aghi culminanti in una infiorescenza polverosa.La luna scolorava il loro anemico pigmento con un'ulteriore folata biancastra.Attraversavo il giardino e mi sembrava di passeggiare dentro una colonia di fantasmi.Mi affaccia alla staccionata.L'acqua era calmissima, di un azzurro profondo.Guardai oltre, in fondo all'orizzonte, lo sgomento del mare nel buio.Mio padre era morto, portato via per sempre.Era caduto per strada, un infarto.E io non ero più un figlio.Il completo di lino chiaro, la faccia nel buio.Addesso anch'io ero un fantasma.Tornai a voltarmi verso la festa.Spiavo, oltre il sipario di quello spettrale giardino, i miei amici.Ci conoscevamo dai tempi fragili degli ideali, delle barbette da stambecchi.Che cosa era cambiato?Lo spazio intorno a noi, quel vento che ci sbatteva ovunque, quando abitavamo zone aperte.Un mattino avevamo chiuso le finestre, la primavera finiva, il corpo di una rondine galleggiava nella gronda.Di botto ritirati in noi stessi.La rasatura nello specchio e sotto la lama la faccia dei nostri padri, la faccia di chi avevamo deriso.Eravamo cravatte nel mondo, onorari, commercialisti, e discorsi che virano.Fino a quella sera, l'inverno passato, sul divano della nuova casa di Manlio, un bel divano lungo da design.Avevo cominciato misurando quello, e avevo scoperto che la sua casa era il doppio della nostra, o era stata Elsa a farmelo notare?Partecipavo alle conversazioni, buttavo giù un goccio, Martine mi passava gli stuzzichini, parlavo, e con la coda dell'occhio includevo Elsa.Seduta sul bracciolo, le gambe accavallate, mia moglie guardava fuori.Non il cielo, no.Misurava i metri quadrati del terrazzo affacciato sul fiume.Senza accorgermene avevo lazato troppo il tono della voce, ero diventato aggressivo.Manlio mi guardavo stupito, la cravatta rossa di cachemire gli pencolava nel bicchiere di cristallo.Di ritorno, in macchina, tua madre, con gli occhi sulle strade dove aveva appena piovuto, diceva: "Scusa, quanto può guadagnare uno come Manlio?"