Versi da mare

IL PENSIERO FLUTTUANTE DELLA FELICITA'


I«Dammi tu il mio sorso di felicità prima che sia tardi»implora, in tutto simile alla mia, una voce bassae fervida lungo i dedali del risveglio risonando.- Da dove risale, a chi si volge -mi chiedo io tra il sonno non sapendo altro di leise non oscuramente che un dolore antico quanto l'uomo l'incalza  e l'accompagnae avverto intanto la notte nel suo ultimo,più frenetico balzo verso l'alba - il nuovo enigma -  inghiottirla.- Se mai qualcuno le risponderà -mi dico dibattendomi,segmento di lucertola,nel terriccio bruciato da quella folgore spessa.E vedo di lì a poco, mentre un po' dormo e un po' penso,un'acqua meravigliosa raccogliersiin due mani fini e trepide, serratenella loro giumella un po' infantile, un'acqua azzurra, mi sembra,giù dalle fenditure di un'antica roccia dolorosa stillando.- A meno non sia parte dell'inganno -insinua e si rifiuta di pensarlola mente tra sogno e veglia oscillando ebbra. [...]II[...] Il carnevale senza follia sul lungomarea misura di lei che invero non perdedivertita e quieta questi avari bagordi.«Maschere di maschere » tutt'al più commentamentre segue con occhi pieni di riservala lunga bambocciata allontanarsibarcollando in una nube di fosforo.«Maschere di maschere» contestama bonaria, con i suoi anni morti di fascismoe d'altro, gli scherzi della sortenon troppo male accolti,la sua bellezza goduta senza rimpianto.Una luce salina incendia i coriandoli,i Presidenti, i cantautori, le dive.Il pomeriggio fuori tempo resta sospesosul mare, un mare lavorato fino di scalpellodel vento, un mare più pensato che certo.E sempre quel sorriso di donna smessa indulgente col mondo.*Non la pausa o l'omissione del malech'è altra cosa, buona, non lo nego,ma debole, senza fuoco o mordente -Così mi dico, e penso al letargodella tartana sulla distesa d'oliocaduta la forza otto del mare e il vento.Non questo ma il soprassalto di letiziache ti coglie a tradimento nè più nè meno di un lutto,magari in marcia, nella coda piovosa del ritorno, a un rosso,oppure in anticamera quandocolui che ti precedesuda freddo freddo di là dalla porta sotto i visor e smania.«Stavo all'erta, avevoqualcosa da dirti» canta all'improvvisouna fibra di lucentezzariposta dio sa dove, nell'essere più abbiettoo più liso a ricordarlo, ti apostrofada un capo all'altro dell'annosa fossa.Ed è che il mondo per inattesa graziati parla dei suoi seppellimenti e dei suoi parti,ti svela il suo costrutto nei suoi boia e nelle sue vittime,vive nei suoi animali e nei suoi ciottoli,nelle sue opere di scienza e d'arte efficaci o logorein te e di te che ne sei parte dal cominciamento e giudice.«Non è d'amore che mi stai parlando?»mi chiede la mia anima non anima. «Conosco,conosco da sempre». E non dà peso a ciò che le rispondosulla felicità che non sia questo, questo soltanto. [...]VFinchè una luce senza margini d'ombraillumina l'oscurità del tempo,risale ad uno ad uno i suoi tornantie m'accorgo di te entrata nella mia vitaneppure mi chiedo da che parte e quandoe se lo sei o se invece non sei sortasu dalla sua profondità di notte in notte affiorando.- Che farà qui - mi dico mentre splendie sorridi un sorriso anche mio - forseveglia su di me. Forse affina da sedmpre il mio pensierooccupato da troppe parvenze o monco -e ti guardo come sei, già notasebbene mai prima d'ora vedutae stupisco che l'amore abbia questo volto interno.Eh, il punto oltre di me, eppure ancora in mio poteredove vibrano intatteparole come queste di salmista o, chi sa, di amante - la foresta marina, il corallo. [...]VIPotrebbe non esistere - penso. Essereun gioco della mente soltanto -e la guardo mentre sorrideun sorriso interno - a che cosa mi domando,alla luce del giorno filtrata nella stanzao a quella senza tempo preciso della mia conoscenza -e neppure vedendo lei, ma il lampodi reciprocità che lo cambia.- Sono sempre stata qui, da quando? - mi rispondonotra un battito e l'altro di ciglia i suoi occhi limpidioffrendo una certezza oscura più del dubbio e insieme interrogando.E io penso a un'età passata di mentevissuta con il cuore ad altro e senza avvedermenecon lei accanto invisibile come il tempo. [...]VIIA volte si tocca il punto fermo e impensabiledove nulla è più diviso,nè morte da vitanè innocenza da colpa,e dove anche il dolore è gioia piena.Sono cose, queste, che si dicono per noi soltanto.Altri ne riderebbero.Ma dire si devono. Le annotoper te chele sai bene e per testimonianza dell'amore eterno...Qui il filo si spezza.Non cedimento dell'anima, solo stanchezza dello scriba -mi dico - o ne mormora una vocelontana da sotto i rimasugli, lingue ultime schioccanti, di ghetto in fiamme.Stanchezza di lui guardato a vista con papiri e cartedal suo sosia l'ardente matematicoseduto nello scranno accanto in penombrao da altri, anche più impenetrabili, dalla faccia di quisling.Conosco quei testimoni e giudici. Quei giustizieri. Prevarranno?Non prevarranno - mi dice la mia anima fatta anima.(IL PENSIERO FLUTTUANTE DELLA FELICITA' da "Su fondamenti invisibili"  Mario Luzi)  Sul ciglio del sentiero del risveglio che si restringe, si fa precipizio per il salto nella giornata, istanti aggrappati con ebbra vitalità all'impenso del più libero e morbido spazio notturno. Tra l'orizzonte sconosciuto dell'oscurità e l'instabile evidenza della luce, filtra il liquido d'una dimensione sfuggente sul doppio versante della coscienza. Che è sapere la morte ma anche credere che essa non vincerà, perchè l'esistenza è riprodotta totalmente anche dalla sua minima vibrazione, nuova e consapevole prova del proprio perenne resistere. Ed è assurdo e miracoloso come un fiore sfuggito alla morsa del freddo, come un imperituro profumo di diamante: su fondamenti invisibili la poesia tende le mani alla rarefazione della logica e sopprime l'avanti o indietro nel tempo, il vero o il creduto tale o il mistero... e si espande. Il pensiero si fa nuvola di coriandoli che tremendamente resta sospesa sul divieto d'una fossa, e d'una croce, perchè è lì dove l'amore trova ogni ragione di permanenza. Non è memoria il persistere degli affetti sull'irreparabile, è vita, oltre la vita stessa, è testimonianza superiore a tutte le prove contrarie, e a qualunque tentativo di imporre una fine che non può essere, che non c'è stata. Non è luce improvvisa sul buio, non è un'ideale luce perfetta senz'ombra, è anima che infrange la giustizia della conoscenza, il ghetto della parola, e la eleva a reciprocità.(Commento di  Valerio Nardoni su La ferita nell'essere Mario Luzi)