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Giustizia (2001)

Post n°3 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da tamarronedgl

La Giustizia è uguale per tutti. Più o meno. Lo dicono all’unisono in tre, da sponde opposte: in ordine alfabetico, Berlusconi, Fassino, Violante.

Dalla Prima Lettera del Cavaliere agli Avvocati riuniti a Firenze: in passato ci sono state «indagini senza riscontri» e «condanne senza prove».

La tendenza autobiografica non è soltanto degli scrittori romantici.
Fassino sul Foglio di Giuliano Ferrara e Veronica Lario Berlusconi, rifiuta la «concezione ultragiacobina» che certi amici («compagni»?) della rivista Micromega hanno «del rapporto tra politica e giustizia». Ed elogia il coraggio di Craxi del 1992 nel denunciare alla Camera il finanziamento illecito dei partiti. (Di Pietro intanto chiede conto di un miliardo sparito del Pds.)

Violante: bisogna «favorire una ripresa civile del Paese», niente tentazioni giacobine da parte nostra, niente attacchi ai magistrati dalla maggioranza.

Arrivando sino ai giacobini, si salta comodamente il momento intermedio del comunismo. Non quello attuale che procura incubi notturni del Cavaliere, anche dopo gli abbracci di Putin. Ma quello d’un tempo raccontato pure da un libro fresco di stampa, lettere inedite di Antonello Trombadori, un rosso rompiballe pure da morto.

La sera del 26 febbraio 1990 egli cena con due colleghi di partito. Discutono su cosa sarebbe accaduto se il Pci fosse andato al potere dopo il ’45: chi tra loro si sarebbe trovato dalla parte dei «fucilati e chi dalla parte dei fucilatori»? La mattina dopo Trombadori mette nero su bianco le sue riflessioni. Il figlio commenta: «Penso che non escludesse di poter capitare anche nelle file dei fucilatori». Definendosi comunista e non giacobino, suppongo.

Sergio Romano sostiene che «l’Italia è stata per molti anni pericolosamente vicina ad una rivoluzione giudiziaria» predisposta dalla Sinistra che ora si serve della stampa internazionale per attaccare il governo. Così Berlusconi appare ad «una parte della opinione pubblica europea, un piccolo Milosevic». C’è stata in Italia una via giudiziaria alla politica, l’ho scritto altre volte. Ma non dimentichiamo la corruzione.

Oggi processano in tv l’ex-magistrato Di Pietro, con Vespa presidente del Tribunale Popolare. Forse per cancellare la memoria dei reati?

Sulle rogatorie svizzere al processo Toghe sporche, rese inutilizzabili dal Parlamento, la procura milanese ha ottenuto da Berna un attestato di autenticità. Berlusconi e Cesare Previti restano imputati. Più o meno.

Antonio Montanari [il Ponte n. 39, 4.11.2001, Tam-Tama 802]

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