Il mio mondo

Ricordo di Berlino Est


 Era quasi Natale, il 22 dicembre 1982 ed il lavoro volle che mi trovassi nella sfavillante ricchezza di Berlino Ovest.Non mi aspettavo quella profusione di luci, quell'opulenza ostentata in ogni vetrina, quell'ammucchiarsi di festoni colorati, eppure il consumismo natalizio era ormai diventato una regola, quasi una legge.Nel mio immaginario Berlino era un'altra cosa, non era quello schiaffo alla povertà, quel disprezzo per il denaro, la mia mente macinava un'altra Berlino ed un'altra Berlino c'era e mi aspettava mentre stavo seduto in un triste vagone della sotterranea.Eravamo pochi in quel vagone diretto ad Est ed io l'unico straniero che volgeva lo sguardo verso quelle poche anime dimesse, la testa abbassata sul pavimento sporco.Al Check Point ci fecero scendere.Controllarono i documenti, mi perquisirono con cura obbligandomi a cambiare dei marchi, imponendomi di spenderli "di là".Non ero preoccupato, ero semplicemente triste.Davanti a me, una donna anziana vestita d'un vecchio e liso cappottino nero. Una sciarpa di lana le fasciava i capelli. Teneva in mano una borsaccia di plastica trasparente e si vedevano patate e rape di un colore scuro che noi avremmo sicuramente disdegnato.Le guardie perquisirono quella borsaccia come fosse la refurtiva di un deliquente da strada e faceva male guardare mentre vi frugavano dentro.Ma la cosa più triste fu lo sguardo di quella donna vestita di nero. Quegli occhi che temevano la sparizione di quel "Ben di Dio" mentre si avvicinava il Natale.La lasciarono andare in compagnia della borsaccia di plastica.Mi avviai dietro a lei e salii le scale umide. Ero a Berlino Est.Non era tardi ma era già buio. Buio il cielo, e buia la città. Uno schiaffo pensando a quanto mi ero lasciato alle spalle "dall'altra parte".Poche vetrine , dove lampadine polverose illuminavano a stento il nulla.L'umidità della strada era rischiarata a stento dai lampioni. Un cerchio di luce giallastra ogni tre lampade.Non sapevo dove andare nè cosa fare.Ero praticamente solo coi miei passi mentre i rari passanti sembravano ombre.Avevo in tasca le monete scambiate e non sapevo come e dove spenderle. Povere monete, finirono in una tabaccheria in cambio di tre pacchetti di sigarette senza filtro, infumabili. Tre pacchetti dall'aria triste e afflitta come quella del commesso con gli occhiali che li raccattò sullo scaffale. Non c'era altro.Mi metteva angoscia quella città, metteva ansia e soprattutto dolore quando incontrai lo sguardo di quell'unico bambino che incrociai per via. Teneva la mano a suo padre, un cappottino striminzito ed un berretto troppo largo per quella testolina.Alzò per un attimo lo sguardo verso di me e non era lo sguardo di un bimbo che aspetta il Natale. Quegli occhi non aspettavano nulla.Mi affrettai verso la metropolitana. Dovevo tornare.Mi fermarono i poliziotti per controllare come avevo speso quelle povere monete. Lasciai loro le sigarette ma non mi riuscì di augurare Buon Natale, mi tornava in mente la vecchia signora di nero vestita con la sua borsaccia di rape e patate.Risalii verso le luci sfarzose e fu come rivivere. Ma fu solo un attimo.Provai fastidio e quasi rabbia nel vedere la gente col naso incollato alle vetrine dove decine di luci colorate illuminavano il tutto.