Cenerentolasiribella

Islam: si starebbero infiltrando in Europa


La Bosnia, apparentemente, sta superando i disastri della guerra. Non fosse per l’altissimo tasso di disoccupazione (48%) e per gli stipendi che tardano sempre a essere pagati. I più fortunati sono quelli che lavorano per un’organizzazione internazionale, o gli speculatori che fanno affari con tutto. Musulmani, croati e serbi si mescolano tranquillamente. Nella Basçarshia, la zona del vecchio centro, capita sempre di essere colpiti da un paesaggio urbano straordinario: metà della via è Turchia pura e semplice, moschee, negozietti bassi, ristorantini che vendono il döner kebab e servono il caffè bosniaco (che è poi il vecchio caffè turco). Poi, passato un piccolo incrocio, eccoci in Austria. Strade a lastroni, la chiesa cattolica, i campanili come in Carinzia, negozi occidentali con le firme più famose in vetrina. Poco più in là il parlamento uno e trino (raccoglie i rappresentanti della repubblica serba, e della federazione croato-musulmana), poca polizia, pochissimi soldati dei contingenti stranieri che ancora circolano in giro. Insomma, un Paese che sta lentamente risorgendo all’insegna della tollerante convivenza tra ortodossi, cattolici, islamici ed ebrei. Poi però inizi a notare cose diverse. Le donne con il velo, quasi tutte giovani, sono in aumento, e sono in crescita gli uomini, anch’essi giovani per lo più, che ostentano folte barbe islamiche. Osservi e ti poni qualche domanda, tipo: perché i barbuti guidano spesso auto senza targa e si comportano come se fossero i padroni? Perché al venerdì, giorno santo per i musulmani, davanti alle moschee avvengono confronti anche duri tra gli imam e i fedeli bosniaci e i barbuti? E ALLORA TI INFORMI e scopri una serie di cose pochissimo tranquillizzanti. Primo: i veli e le barbe non sono casuali. Molte organizzazioni umanitarie islamiche, di solito piene di denaro proveniente dall’Arabia Saudita, pagano 500 marchi bosniaci (250 euro, pari a un paio di stipendi medi) a ogni donna che indossi il velo e 800 marchi a ogni uomo che si faccia crescere la barba lunga. E sono in crescita strani figuri, privi di documenti e con auto senza targa, che arrivano da tutto il mondo islamico, ma in maggioranza dall’Arabia Saudita.  Del resto è noto, molti dei volontari islamici, che combatterono nella guerra civile (arabi, iraniani, ceceni, pakistani, turchi…), hanno ottenuto la cittadinanza e si sono fermati qui. Ma ora stiamo assistendo a un’altra penetrazione, fatta di fiumi di denaro, di scuole coraniche, di credo wahhabita (che è l’estremismo fondamentalista tipico dell’Arabia Saudita) propagato con ogni mezzo. E gli scontri tra l’islam tranquillo e moderato dei bosniaci e quello importato dalla penisola araba si moltiplicano. Così come le prove di forza. Due settimane fa, a Tuzla, è morto uno dei leader «umanitari». I suoi funerali sono stati accompagnati da tremila barbuti, che non nascondevano nemmeno troppo le loro armi, che hanno dato vita a una manifestazione integralista molto dura. La polizia bosniaca fa finta di non vedere, troppi milioni di dollari arrivano dagli arabi al governo musulmano, per renderla troppo zelante.Ma il processo di radicalizzazione islamica è in corso. E desta preoccupazioni nei contingenti stranieri che sono stanziati nel Paese. Così come destano preoccupazione le voci di jihadisti alti, biondi e con gli occhi azzurri (come tanti bosniaci) che si starebbero infiltrando in Europa. E come desta preoccupazione la notizia, non confermata peraltro, di rifornimenti di armi cinesi modernissime alle forze musulmane bosniache. INSOMMA, c’è davvero il rischio che nel cuore dei Balcani e dell’Europa tra breve sorga una repubblica islamica fondamentalista, letteralmente comprata dai soldi dei wahhabiti sauditi. Cosa che, paradossalmente, non dispiacerebbe né ai croati né ai serbi di Bosnia. I quali, di fronte a uno stato integralista, avrebbero tutti gli argomenti per staccarsi dalla Federazione e chiedere di essere annessi l’uno alla Croazia, l’altro alla Serbia. Fonte: Quotidiano.net