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"Non sai il Corano": botte alla figlia


«Un fatto gravissimo che dimostra come in nome della religione certi islamici non esitino ad usare la violenza». Così Mauro Manfredini, consigliere Regionale della Lega Nord Padania commenta quanto accaduto a Faenza, dove una bambina di soli 11 anni è stata ripetutamente aggredita dal padre perché non riusciva ad imparare il Corano a memoria. La vicenda è emersa solo grazie all’intervento dei carabinieri, arrivati nell’appartamento dove l’uomo viveva con la figlia, arrivata in Italia dal Marocco solo da quattro mesi (gli altri familiari sono ancora nel Paese africano), pochi istanti dopo l’ennesima punizione inferta alla piccola perché non era riuscita a ripetere alcuni versetti del libro sacro dei musulmani a memoria. Ad avvisare le forze dell’ordine è stato lo zio della bambina preoccupato per come la piccola veniva trattata. Davanti ai militari dell’Arma il marocchino, 51 anni, da 15 anni residente in Italia, ha cercato di minimizzare, di sostenere che non era successo niente, i segni sul collo della piccola però lo contraddicevano. I carabinieri così lo hanno portato in caserma e affidato la piccola allo zio e poi accompagnata davanti al Gip. Dopo molte reticenze, la bambina ha raccontato al magistrato il suo incubo domestico: il padre le faceva studiare il Corano e «come ad ogni buon musulmano» imparare i versetti a memoria per poi ripeterli davanti a lui. Quelle parole stampate però lei non riusciva a memorizzarle e questo scatenava la rabbia dell’uomo che per punirla la colpiva con la scopa sulla schiena e con violenti schiaffi. Il racconto è stato poi confermato dai riscontri dei medici del pronto soccorso che hanno evidenziato ematomi in varie parti del corpo, inferti da colpi molto violenti. A quel punto per il padre è scattato l’arresto, misura che solo pochi giorni - dopo due settimane di detenzione in carcere - fa è stata convertita in domiciliare. L’avvocato dell’uomo ha spiegato che il suo assistito «è molto dispiaciuto, ha chiesto in continuazione dei suoi figli», ma per lui è scattato ugualmente il rinvio a giudizio e la piccola è stata affidata temporaneamente allo zio.«La cosa peggiore - ha commentato ancora il consigliere regionale Manfredini - è che un padre abbia sfogato la propria rabbia su una bambina di appena 11 anni. Questo è il sintomo di un evidente disagio sociale che trova anche all’interno delle mura domestiche esternazioni violente che sempre più spesso hanno come vittime bambini innocenti e donne. Il padre vive in Italia da molti anni: ciò dimostra come l’integrazione non dipenda dal tempo di permanenza sul nostro territorio, ma dalla volontà di una condivisione di valori, che sono il fondamento di un popolo e di una Nazione, quale quella italiana, e che, troppo spesso, persone di religione islamica dimostrano di rifiutare». «Anche alla luce di questo grave fatto - ha aggiunto la leghista Tiziana Bagnolini, consigliera comunale di Faenza - vorrei invitare coloro che dovranno esprimersi in merito alla possibilità di accordare agli extracomunitari del nostro Comune il voto al referendum consultivo a riflettere attentamente prima di accordare un diritto così importante a chi ripetutamente dimostra di non volersi integrare». L. T. La Padania