Il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, ha assegnato due agenti di scorta a Dounia Ettaib, vicepresidente dell’Associazione della Comunità marocchina delle Donne in Italia (Acmid-Donna), aggredita venerdì scorso nei pressi della moschea di viale Jenner da due connazionali. Le minacce sono arrivate all’indomani della manifestazione presso il Tribunale di Brescia dove era in corso l’udienza per il delitto di Hina Saleem, la ragazza pakistana di 21 anni uccisa dal padre e da altri familiari perché “colpevole” di voler vivere all’occidentale e, quindi, accusata di non essere una buona musulmana.Al processo è stata negata la costituzione di parte civile all’associazione delle donne marocchine che in 200 erano arrivate in tribunale, sostenute dalla deputata di Alleanza Nazionale Daniela Santanchè, unica parlamentare presente. Dounia Ettaib ha avuto il coraggio di denunciare gli aggressori di cui è riuscita a dare un identikit agli agenti della questura: «devi smetterla di parlare di islamismo o sarà peggio per te», «Hina era una puttana come te», «la bellezza non dura a lungo» queste le minacce subite dalla vicepresidente dell’Acmid-Donna, che è psicologa e lavora alla Provincia di Milano. Testimonianze di solidarietà sono giunte da tutta la penisola da italiani e non, cristiani e atei, musulmani e ebrei.Dounia Ettaib, sposata con un italiano da cui ha avuto un figlio, vive in Italia da 18 anni ed ha ricevuto lunedì la cittadinanza italiana dal Ministro dell’Interno Giuliano Amato: nella giornata odierna, mentre si trovava nella sala Marra di Palazzo Marino, in cui ha ricevuto una medaglia per il suo impegno a favore dell’emancipazione delle donne islamiche, ha accusato un malore ed è svenuta. Subito soccorsa, la giovane attivista si è ripresa dopo alcuni minuti. Causa dello svenimento è stato il caldo e lo stress accumulato in questi giorni. Nonostante la delusione per il mancato riconoscimento della costituzione di parte civile, Dounia Ettaib e l’Acmid-Donna andranno avanti nel denunciare lo stato di repressione e violenza in cui vivono centinaia di donne musulmane in Italia.La mancanza di sensibilità dimostrata dalla politica e dalla società civile nei confronti di Dounia è vergognosa. Come di frequente accade, solo dopo un grave atto delinquenziale che, per fortuna, non ha avuto un risvolto tragico, qualcosa o qualcuno si è mosso, più per dovere che per passione. Ed ecco, per magia, arrivare la cittadinanza italiana, in attesa da anni, le medaglie e la solidarietà di chi per mestiere scalda lussuose poltrone in pelle pagate dai contribuenti. Solidarietà, dunque, a Dounia Ettaib e a tutti coloro che instancabilmente lottano per vincere lo stato di ignoranza in cui versano ancora troppe persone nella civilissima Repubblica Italiana.Fonte: GarganoPress