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Tibet, esplode la rivolta buddista


Dopo i monaci buddisti birmani è la volta dei loro compagni di fede del Tibet. Per la prima volta a distanza di dieci anni dalle repressioni cinesi dell'88 e '89, l'esercito in amaranto dei grandi monasteri di Lhasa è sceso in strada in occasione del 49esimo anniversario della fallita rivolta contro l'occupazione delle truppe di Pechino. Tra i 3 e i 400 religiosi, usciti da due dei più grandi complessi di studio e preghiera attorno alla capitale tibetana, hanno sfilato in corteo chiedendo il rilascio di un gruppo di religiosi e laici arrestati a ottobre con l'accusa di aver inneggiato alla consegna della medaglia d'oro del Congresso americano al Dalai Lama, e per chiedere il ritorno in Tibet del loro leader spirituale esule nella città di Dharamsala, in India. Ma Radio Free Asia cita fonti locali che parlano di oltre 70 arresti, alcuni dei quali effettuati in pieno centro di Lhasa, nell'affollata area del Barkhor dove pellegrini da tutto il Tibet giungono prostrandosi di fronte alle enormi immagini dei Buddha custodite nel tempio Jockang. Il vento della rivolta, che secondo i tibetani esuli di Dharamsala soffierà fino ai Giochi Olimpici, è partito lunedì dal monastero di Drepung, la più grande delle istituzioni religiose a pochi chilometri dalla capitale del Tibet. Costruito come una cittadella con centinaia di edifici, un tempo ospitava oltre settemila monaci. Oggi sono meno della metà e i più ribelli vengono costretti a seguire corsi di "rieducazione" politica. Oltre trecento di loro hanno tentato di marciare verso il leggendario Palazzo Potala, ex dimora del Dio Re, ma sono stati bloccati a arrestati in massa. Oltre alle proteste di Katmandu - durante le quali oltre 150 monaci e civili sono stati feriti dalla polizia - continua nonostante il divieto delle forze dell'ordine la marcia di un centinaio di tibetani esuli partiti lunedì da Dharamsala con l'intenzione di attraversare il confine del Tibet cinese alla vigilia dei Giochi in agosto. Fonte: La Repubblica