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Rabia Kazan racconta la schiavitù delle donne


Rabia Kazan, giornalista e scrittrice turca. Autrice di un reportage sulla condizione della donna a Teheran, intitolato ''Tahran Melekleri'' ("Gli angeli di Teheran"), dove si parla anche del matrimonio temporaneo, in arabo Mut'a che, spesso, nasconde una forma di prostituzione legalizzata. Il testo ha provocato reazioni in tutto il Medio Oriente e in Turchia. R@ Il significato di "Taharan Melekleri" è "Angeli di Teheran". Chi sono questi angeli? Sono le donne coraggiose che combattono ancora per la libertà in un luogo che le soffoca con il velo e dove essere donna significa essere schiava. Dopo la rivoluzione iraniana, sono le donne che hanno provato prostituzione, violenza, oppressione e tortura nel nome del Regime e della Religione islamiche. R@ Tu sei turca. Come mai parli delle donne iraniane? Io sono turca e condivido la stessa religione con le persone che vivono in Iran. Nonostante la Turchia sia in buoni rapporti con l'Europa, il nostro paese ancora simpatizza col regime iraniano. Per essere franchi, alcune forze ancora supportano l'Iran. Purtroppo, però, il regime iraniano è un'enorme minaccia per il mio paese e perciò ho voluto fare le interviste con una donna iraniana, al fine di avere la possibilità di entrare in rapporto empatico con le donne non colte dell'Iran. Ciononostante, sono rimasta sorpresa quando mi son trovata ad affrontare una grande tragedia. Ma, nonostante tutte le minacce e le difficoltà, ho pubblicato il libro in Turchia al fine di avvisare e informare tutte le donne del mio paese e affinché fossero in grado di essere aggiornate sulla situazione delle donne che vivono in Iran. R@ Cosa hai visto a Teheran? Cosa descrivi nel tuo libro? Tutto cominciò il mio primo giorno in Iran mentre mangiavo in un ristorante. Un uomo anziano si avvicinò e si sedette. Io non dissi niente per rispetto verso le persone anziane. Egli, comunque, mi offrì molto denaro che era dentro un fazzoletto e io chiamai la cameriera. ella mi chiese se volessi sposare quell'uomo che mi avrebbe pagato 500 dollari per quel matrimonio. Ero estremamente scioccata e mi sentivo umiliata perché quell'offerta era un'offerta che nascondeva un male sociale, ma in Iran, quella che noi chiamiamo prostituzione, è chiamato matrimonio. Ho provato a chiamare la polizia, ma si son presi gioco di me. Subito dopo, l'avventura terrificante iniziò, perché mi trovai ad essere testimone dei matrimoni forzati con protagoniste bambine di dieci anni. Inoltre ho incontrato molte ragazze forzate a prostituirsi, benché esse chiamino la prostituzione matrimonio temporaneo e duri due giorni. È un disastro incredibile poiché le donne iraniane non vogliono vivere questo tipo di esperienza. Esse vivono peggio che nel Medio Evo. Vivono spesso oppressioni e torture. C'erano ragazze sulle quali veniva versato dell'acido nitrico a causa del loro rossetto. Bambine di nove anni venivano torturate violentemente solo perché non portavano il velo per le strade. Tutto mi provocava orrore. Mi sono chiesta che razza di religione fosse. Quella di un Dio che odia le donne. Ho anche assistito a donne che combattevano per la libertà. Si trattava di donne coraggiose che resistevano al regime nonostante tutte le minacce. Sono il simbolo della speranza e pubblicano dei giornali segretamente.Fonte: Rivist@