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Congo, i massacri nascosti dei ribelli della Lra‎


Nella zona di el Makombo, regione nord orientale della Repubblica Democratica del Congo, i ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lord's Resistance Army - LRA) avrebbero commesso l’ennesima mattanza, uccidendo 321 civili e portando a termine il rapimento di almeno 250 congolesi, 80 dei quali bambini. A dirlo è Human Right Watch (HRW), che in un report pubblicato alla fine di marzo, parla di quattro giorni di violenza verificatisi tra il 14 e il 17 dicembre dello scorso anno, una follia omicida di cui non si era avuta ancora notizia. La strage, una delle più sanguinose tra quelle commesse dall’LRA nei suoi 23 anni di storia, dimostra come le popolazioni che abitano la vasta regione di confine a cavallo tra l’Uganda e la Repubblica Democratica del Congo vivano ancora sotto la costante minaccia di una delle più sanguinarie organizzazione paramilitari dei nostri tempi. Questo nonostante le dichiarazioni delle autorità di Kampala che negli ultimi tre anni hanno più volte annunciato la sconfitta politica e militare di Joseph Kony, leader ed ideologo di un movimento noto soprattutto per l’efferata violenza  con la quale, da quasi un quarto di secolo, porta avanti  una delle più brutali guerre civili che l’Africa abbia fino ad ora conosciuto, un conflitto impastato di misticismo e fondamentalismo cristiano che ha già causato migliaia di vittime. Intitolato “Trail of Death: LRA Atrocities in Northeastern Congo”, il report pubblicato da HRW è senza dubbio il primo documento che descrive in modo dettagliato le atrocità perpetrate dall’LRA tra il 2009 e i primi mesi del 2010;  67 pagine nelle quali vengono raccontati i fatti accaduti in almeno dieci villaggi della provincia nord orientale di Haut-Uélé, con atti di violenza  di ogni genere, omicidi, torture, sevizie, stupri e rapimenti. Tra le 321 vittime si conterebbero numerosi adulti di sesso maschile, legati e poi trucidati a colpi di machete o a bastonate, 13 donne e 23 bambini, il più giovane dei quali, di appena tre anni, sarebbe stato dato alle fiamme. Massacrati anche coloro che hanno tentato la fuga e chi, fatto prigioniero, avrebbero rallentato la ritirata dei guerriglieri. Le testimonianze raccolte da HRW parlano di brutalità indescrivibili e di corpi ritrovati lungo la strada che dalle zone interne del Makombo porta alla piccola città di Tapili, circa 100 chilometri più a sud. Tra i casi documentati nel report si parla anche di bambini costretti ad uccidere altri bambini, gruppi di adolescenti ai quali è stato ordinato di circondare i coetanei che si rifiutavano di obbedire per poi colpirli a bastonate fino ad ucciderli.Fonte: AltreNotizie