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Il deflagrare dello scandalo per i casi di pedofilia del clero in Irlanda, Germania, Austria e Olanda sta mettendo in ginocchio le Chiese di quei Paesi. Pagine di giornale, reportage televisivi e articoli sul Web portano alla luce casi del passato e la Chiesa finisce per essere dipinta come una congrega di stupratori di bambini. La Santa Sede ha fatto notare come il grave fenomeno non vada generalizzato, e sia statisticamente poco rilevante se paragonato ai casi di abusi che interessano altri ambiti in primo luogo la famiglia, dove avviene la maggior parte delle violenze. Ovviamente è sacrosanto che il pedofilo in clergyman, violentatore dei bambini, sia allontanato dal ministero. Ed è giusto che se è stato commesso un reato, sia la magistratura a intervenire. Però la fretta con cui oggi certi vescovi tendono a esorcizzare il problema, quasi che quei loro sacerdoti fossero alieni piovuti da Marte e infiltratisi tra il clero, è un po’ sospetta. Allo stesso modo lascia perplessi l’atteggiamento opposto, quello che trincerandosi dietro il rispetto delle norme canoniche, il diritto alla difesa che non può essere mai negato, la presunzione d’innocenza e la necessità di non creare scandalo, finisce per sopire, per non avvertire il problema in tutta la sua drammaticità. Ciò che sembra mancare, in entrambi i casi, è uno sguardo autenticamente cristiano e realista. Lo sguardo cristiano non può non partire dalla coscienza del peccato originale, una ferita dalla quale i preti e anche i vescovi, in quanto uomini, non sono immuni. Gli scandali, in ogni caso, evidenziano non soltanto le mancanze del clero, ma anche quelle della gerarchia. Non è giusto generalizzare, specie in momenti come questo, ma bisogna pur riconoscelo. Ci sono vescovi che non hanno saputo intervenire, guardare in faccia il problema, affrontarlo. Ci sono vescovi che non hanno saputo impedire che il sacerdote accusato potesse ancora nuocere e soprattutto non hanno saputo esprimere la necessaria vicinanza alle vittime e il dovuto sostegno alle loro famiglie davastate dopo un’esperienza del genere. Oggi si sbatte immediatamente sulle prime pagine la foto del prete soltanto sospettato di essere un molestatore di bambini, mentre fino a ieri, di fronte a molteplici e concordanti accuse, ci si limitava a trasferirlo da una parrocchia all’altra, dove il pedofilo poteva ricominciare, indisturbato, a compiere abusi. Fonte: Il Giornale |
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