UNA VITA DA SCRIVERE

STASERA E QUESTA SERA (PER LA SERIE: L’ITALIANO, QUELLA STRANA LINGUA IN CONTINUA TRASFORMAZIONE)


                Dico: ci hanno firmato romanzi, film, fior di canzoni (Stasera niente di nuovo, stasera a casa di Alice, stasera mi butto,  stasera che sera, ecc.), stasera  era un termine così carino, colloquiale, sciolto e discorsivo, che non crea problemi, tre sillabe dal suono casareccio, con un  retrogusto di mondanità nascosta. E cosa si sente negli ultimi tempi, questi tempi trafelati e difficili, in cui ti sembra che la tua vita sia sempre più compressa? Cosa si sente di diverso?  Un burocratico e formale Questa sera.  Ma perché mai questo suono cupo e dilungato, quando invece, proprio per i ritmi sempre più concitati  si dovrebbe cercare di fare economia di sillabe? Ve lo siete mai chiesto?       In tv, negli annunci, si sente sempre di più Questa sera…eppure era così svelto, semplice,  diretto e popolare  dire stasera, economico e facile, perché questa inutile apposizione? E’ un po’ come se ti volessero congelare la felice aspettativa di stasera, in una problematica realtà,  cupamente  incombente, scandita nella sua più completa  e inappellabile drasticità.  Questa sera possono succedere le cose più insopportabili, alle quali non puoi opporre la benchè minima obiezione. Ben lungi dalle rosee prospettive di stasera,  associabili a qualcosa di più tenero, palpitante e verace. Uno specchio dei tempi?