UNA VITA DA SCRIVERE

TRA MORTE E BELLEZZA


       Torno dopo tanto non perché non abbia mai avuto nulla da scrivere, è che nulla mi ha mai toccato i nervi sensibili da poterne scrivere qualcosa. Ora mi viene proprio dal cuore questa considerazione, che riguarda un fatto di cronaca degli ultimi tempi e cioè la vicenda di Lucia Annibali, la sfortunata avvocatessa sfregiata dal suo fidanzato respinto. La recrudescenza dei fatti legati al problema del femminicidio andava stoppata in qualche modo, andava espletata una pena esemplare,  un deterrente tale da scoraggiare qualsiasi possibile emulo dell’aggressore dell’avvocatessa, che, tra l’altro, era stata una bellissima donna. Il suo fidanzato aveva quindi  deciso di colpirla in qualcosa che sapeva esserle molto caro, qualcosa che contribuiva, tra le altre sue qualità, a renderla una donna vincente, e cioè la bellezza. Non poteva toglierle il carisma, l’intelligenza e la bravura, e quindi l’ha colpita nell’unico suo fatto tangibile, l’aspetto fisico.                Tutto giustissimo, andava messo un fermo a questa lunga serie di accanimenti sulla donna, scambiata per una proprietà privata, a cui togliere la vita o l’avvenenza a proprio piacimento.                Il pensiero però mi corre spontaneo a tutti quei delitti efferati, a quegli ammazzamenti senza nome (e probabilmente anche senza storia), a tutte quelle persone a cui è stata tolta la vita anche nei modi più atroci per svariati motivi. (Evito di scendere nei particolari, ma magari in questa lista compaiono dei pedofili uccisori di bambini o addirittura di neonati o anche freddi killer di inermi vecchietti). Ebbene,  quanti anni di detenzione hanno dato agli assassini?  Cinque, otto, nove…raramente ho  letto di pene che superino i quindici anni. Allora ne deduco: sì, certo, hanno fatto benissimo a dare una pena esemplare a chi ha comunque distrutto l’esistenza di una giovane donna, oltre alla sua professionalità, per non parlare della femminilità, certo, sono tutte cose gravissime, però in fin dei conti Lucia è ancora viva, con tutte le difficoltà del caso e la strada in salita, certo, però è giovane, ancora tutto sommato sana, può rifarsi una vita.                Tutti i parenti delle vittime che da un giorno all’altro rivedono gli assassini dei loro cari in libertà, cosa dovrebbero pensare?                A questo punto, cosa passa di questa decisione dei giudici? Mi viene spontaneo pensare che passa il fatto che è meglio essere morti piuttosto che sfregiati, imbruttiti. E’ più grave essere brutti, affrontare il resto della vita con un aspetto deturpato, piuttosto che morti. Questo mi viene spontaneo pensare. Pur comprendendo pienamente la decisione dei giudici-