UNA VITA DA SCRIVERE

Luna Park, di Livia Rocchi - Camelozampa


Ritorno dopo un bel po'. Non so se ritrovo coloro che già mi seguivano, e comunque mi ripresento con una storia scritta per ragazzi pre e post adolescenti. Mi preme precisare che il post-ado può protrarsi anche di parecchio. Insomma, il tema trattato è visto con l'ottica adolescenziale ma tocca un po' tutti. Leggetelo perchè ha una freschezza profonda e al tempo stesso spietata.----------Benny e Stella sono due amici sinceri. Frequentano la stessa classe, terza media, e hanno in comune, a parte  la solitudine - un po’ simile a quella dei numeri primi ma più giocosa - il luna park: il primo, quello di Benny, è un luna park virtuale, immaginario, come sarcasticamente lui ama  definire la sua situazione casalinga, con un padre manesco e ubriacone e una mamma costretta a subire “per il bene della famiglia”. Benny è un povero ragazzino perennemente terrorizzato e sotto scacco, il quale pertanto negli studi non può dare il massimo di sé.          Stella è invece una ragazza brillante, brava a scuola, ma un po’ troppo buona e per questo sfruttata dai suoi compagni, che però il luna park lo vive davvero, essendo il suò papà uno dei progettisti del nuovo parco giochi in fase di inaugurazione. Sembrano quindi accomunati da ben poco. Sembrano.          Questa è la situazione che Livia Rocchi delinea passo passo, lasciando uscire dal suo cilindro di sorprese, con un linguaggio scoppiettante e mimeticamente adolescenziale, giocoso ma spietato se occorre, le vicende che si dipaneranno lungo il corso della storia, diretta ai ragazzi, pre-adolescenti ma anche oltre.          Livia Rocchi non è un’autrice che, per così dire “le manda a dir dietro”, sfodera battute a raffica, divertenti ma a volte caustiche, originali e sempre nuove, qualche volta si tratta di battute che fanno sobbalzare sulla sedia, ma di cui si coglie la necessità nell’economia della storia, dove non cerca a tutti i costi il lieto fine, ma un perché, e anche una sorta di equilibrio e di consapevolezza, specie verso il finale, proprio laddove non avresti mai ipotizzato, e dove l’apparenza tradisce molto più di certe crude realtà. Siamo quindi ben lungi dalla facile ipocrisia di una conclusione edulcorata e frettolosa di coprire le  magagne di cui troppe volte la vita ci costringe a prendere atto.