UNA VITA DA SCRIVERE

Lo strapotere della musica


                              Già lo so, vorrei poter mettere un’ emoticona con la faccina serafica per sminuire la portata di ciò che dirò, lo so, mi attirerò la rabbia o la compassione di molti, ma i blog servono anche a questo, a parlare senza essere interrotti, a dire le proprie fesserie in santa pace, a fare la deficiente superiore e a far passare per assolute verità che non stanno in piedi nemmeno per scommessa, se poco poco ci si crede, a costruire le teorie più fantasiose o provocatorie, altrimenti è tutto un coro di “Eh già” di “appunto, certo”.  E comunque, aggiungo, io ci metto la faccia in ciò che dico, non faccio come tantissimi che si fregiano di nomi e nomignoli mosci e senza identità, io, se andate un po' più indietro, riuscite a scoprire anche come mi chiamo.            Ho scritto un romanzo sulla musica, sul canto e sul suo potere (La cantatrice muta) e non dovrei essere proprio io a esprimermi così. Eppure.            Insomma, dappertutto, ovunque ci voltiamo, siamo infestati dalla musica, da cantanti e cantantucoli, da torme di aspiranti tali che scambiano il mestiere di cantante per una sistemazione a vita, da musichette per rispondere al cellulare, per essere intrattenuti al telefono quando si chiama qualche grande società, in Tv quando mancano idee si fanno partire cori nostalgici di vecchie canzoni. Direte, è sempre stato così. Io dico di no. In passato, da adolescente, vivevo in un mondo di musica (moderna,ovvio, qui si parla solo ed esclusivamente di musica moderna) e questo accadeva un po’ a tutti. Ora, con tutto che gli adolescenti e i  giovani sono sempre più rari,  si continua a spacciarla per indispensabile, per irrinunciabile, balsamo lenitivo  capace di guarire ogni affanno. Ma ne siamo così sicuri?            Di sicuro, per adesso, ci sono i cachet stratosferici delle star internazionali (ma anche nazionali, mi è bastato vedere lo yacht di un nostro popolare cantautore), la fisicità sempre più prepotente e sensuale delle voci, pur indiscutibilmente belle, quando in passato i cantanti quasi non avevano un volto, e la qualità raramente elevata della musica che ci propinano.            Perché c’è questo “bisogno” di massa, quasi paragonabile alla passione per il calcio?            Ma nel calcio almeno (che pure non seguo in assoluto),  scatta una comprensibile identificazione in una squadra, quasi uno stralcio di  vetusto patriottismo, se vogliamo.            Cosa scaturisce, di grazia (in persone uscite da un pezzo dall’adolescenza), nell’ascoltare pezzi musicali veramente mediocri, volatili, dei quali ci si dimentica già dopo pochi mesi, o al massimo scopiazzati da vecchi motivi,  pur eseguiti da voci interessanti? Forse il fascino della discesa agli inferi di molte di queste cantanti (Winheause, Houston, Britney Spears ecc.) e la successiva rinascita, tanto da sembrare quasi una manovra commerciale? Oppure, ci troviamo in un momento di tale piattume intellettivo, che la musica sembra risuonare di prepotenza come una vuota eco in un deserto di idee.            Vorrei tanto uscire da questo rimbambimento collettivo e conseguente narcosi di massa e desidero tanto il silenzio di tutte queste voci e strumenti cacofonici di baccanti impazziti.Se non altro per apprezzare solo ed esclusivamente il rumore della vita.