Citazione: | ignorante più di un animale altro che
mediatrice culturale, si ma di che cultura, quella arcaica che da noi non c'è più da tremila anni?Non si si rende conto che a me come donna il suo ridicolo costume oltre a farmi incazzare mi fa solo schifo, questa sua ridicola esibizione di castità,di inciviltà,sottomissione la maschio, io non la voglio nel mio paese, e chiedo alla lega di fare in modo che sia proibito il burka, il burkino e la varie mascherate, perchè offendono noi come donne, come madri e future generazioni, noi che abbiamo lottato per la parità dei diritti, non possiamo tollerare oltre questo schifo che spacciano per cultura, quale cultura, che cultura, quella dei telebani?Quella che frusta, taglia le mani, uccide a sassate le adulture, ma io chiedo veramente che gente è, non riesce ad acculturarsi al nostro paese sia rimandato immediatamente nel suo, un conto è essere turisti, un conto è cittadino, e siamo tutti eguali, dunque basta con la menata ramadam, basta col fatto che se uno ha sete deve essere ricoverato in ospedale durante il ramadam, ma al suo paese manco l'hanno l'ospedale, chi lo paga l'ospedale ,io? Insomma quanto ci costa l'islamico a noi, a conti fatti ci rimettiamo in soldi e in cultura, mettiamo a rischio la nostra democrazia, basta vanno rimandati a casa loro, oppure accettano i nostri modi di vivere, la lega si muova e si faccia sentire, non con le balle ma con leggi adeguate
«Tornerò in piscina col burkini fa paura ai genitori, non ai bimbi» Najat: a Bibione nessun problema. La donna è una mediatrice culturale marocchina. E parla per la prima volta
Najat Rezki (foto Corriere del Veneto)
NOTIZIE CORRELATE Musulmana in piscina col «burkini», le mamme: «Spaventa i bambini» VERONA — «Tanto ci ritorno». Parla. E lo fa con il sorriso, Najat Rezki, la donna marocchina che entrò in piscina, qualche giorno fa (alle «Santini»), con quel costume che nessuno (o in pochi) riconosceva come tale: il burkini (un'unione tra i termini bikini e burka). Scalpore. Polemiche. Pure lo spavento di qualche bambino secondo i responsabili della piscina che le chiedono di mostrare l'etichetta «perché deve seguire le norme igienico-sanitarie». Lei, musulmana, deve seguire i dettami della propria religione, che le impone di coprire il corpo sempre. Anche in piscina. Parla, e lo fa perché vuole, una volta per tutte, chiarire la situazione. Eliminare equivoci o problemi. Najat, quel giorno, voleva solo fare un bagno in piscina. Indossando il suo burkini. Vittima? «Ma chiariamoci - dice la protagonista ai microfoni di Tele Arena - il termine burkini non esiste. Io lo chiamerei solo costume. Perché è quello che è. Nient'altro». Entra in acqua, ma dopo poche bracciate, le prime voci. I mugugni, le proteste. «I bambini si spaventano» dicono alcune mamme, chiedendo di allontanarla: «Macché spavento - ribatte ora lei - è stata solo una mossa per venirmi contro a tutti i costi».
«La nostra sorella ha sbagliato a presentarsi in una piscina vestita in quel modo, non si deve assolutamente provocare nessuno - aveva detto in tempi non sospetti Mohamed Guerfi, il portavoce del Consiglio Islamico veronese - . Se c’è una regola che vieta di fare il bagno con i vestiti, va rispettata e invito la sorella a contattarmi perché le vorrei dare personalmente il mio parere». Parla, Najat. Ma con il sorriso, il suo italiano sciolto perché vive a Verona dal '96 e lavora come mediatrice culturale. E’ rimasta sorpresa dal clamore suscitato da questa vicenda. Tiene in mano il «costume della discordia». «Allora, ve lo descrivo questo burkini. Il mio è azzurro, un tre pezzi normalissimo: pantaloni, giacchetta e copri capo. E come scritto sull'etichetta - racconta - è fabbricato con gli stessi materiali di tutti gli altri costumi in vendita: 70% tra acrilico e nylon, perfetto per entrare in piscina, nessuna controindicazione, anzi. Ma non solo per la piscina».
Già, non solo. Perché dopo la polemica delle mamme alle piscine Santini, Najat se n'è andata a nuotare a Bibione. Lì nessun problema, anzi. «Al mare nessuno ha detto nulla. Certo, c'era curiosità perché mi rendo conto che non si veda tutti i giorni un costume simile, ma non si sono spaventati o sono rimasti sconvolti. Ed è proprio questo l'atteggiamento corretto da tenere, a mio avviso - dice - . Bambini spaventati? Questa è solo un'invenzione per giustificare quello che è successo a Verona - dice - . A Bibione i bambini mi nuotavano vicini e non si facevano problemi. Se la gente vuole conoscere dev'essere curiosa». E ancora: «I bambini non c’entrano niente. Io con i bambini, anche alla "Santini" mi sono divertita e con loro ho scambiato sorrisi. Ci lavoro con i bambini, non ho problemi a rapportarmi con loro che ragionano in modo semplice e vedono le diversità come qualità, non difetti. Lo spavento dei bambini è solo una scusa per coprire la parte razzista delle mamme. E poi non siete voi che dite che le donne musulmane sono chiuse e non escono di casa, che dovrebbero integrarsi? Ma come possiamo fare se non abbiamo la libertà di fare ciò che possiamo fare, rispettando comunque i nostri valori senza urtare i vostri? Nessuna paura, nessun timore, quindi. Ma solo curiosità. Perché è quella che dovrebbe muovere le menti. In piscina? Beh mi sembra ovvio: certo che ci torno Non vedo il motivo per cui dovrei rinunciarci» Della serie: il problema è vostro. Dovrete abituarvici.
Matteo Oxilia |
|