Taste in men

Yuri


Mi aveva aspettato. Così dice. Dopo un anno lo ritrovo al solito posto. Penso ad una coincidenza. Invece aspettava proprio me. Gli offro un passaggio a casa. Gli dico che ho fretta. Mi chiede un pompino. Gli dico ok. Un pompino non si nega a nessuno. andiamo verso la macchina. dice che qualche giorno fa mi aveva visto vicino la rotonda. che in questi mesi non aveva chiamato xché aveva paura di disturbare. e io: anche io non ti ho mai chiamato x paura di rompere le scatole con tua moglie. quindi palla a centro, ripartiamo dal 2006.Faccio mente locale. Dove posso portarlo. Decido per la solita zona industriale. Luce del giorno accecante, macchine in giro e gente che torna a casa dal lavoro. Mi racconta la sua vita. Io che ho davvero poca voglia. Mi dice che è da tanto che non fa nulla. Aveva voglia di un altro figlio, e ha ingravidato di nuovo la moglie. Ma in realtà non gli piace fare sesso con lei. Vuole un uomo. Nel suo italiano stentato mi racconta dei progetti. Gli accarezzo le mani da muratore, enormi. I muscoli delle cosce tese. Il sedere di roccia. Sarà quasi 200 kg di orso albanese. Gli occhi azzurri e scintillanti. Il faccione timido e la voce porfonda da bambino in crescita.Gli accarezzo il pacco, non sento reagire. Parcheggio davanti ad un cantiere. Aspetto che il ciclista passi oltre, e gli apro la zip. Solita cappela rossa e turgida come una fragola sovrasviluppata. L'odore del lavoro. I peli rasati. Ho caldo, la cravatta è di impiccio. Mi butto a capofitto tra le sue gambe sudate. Glielo succhio avidamente, cercando la direzione di scorrimento migliore. Voglio che venga presto. Gli scopro l'addome di piombo, vasto, enorme. Con le mani mi pigia la testa. Mi scombina i capelli e spinge sul suo sesso per sentirmi la gola. Se pesasse 50 kg in  meno avrebbe un sesso fantastico. Mi accarezza le gambe e mi stringe l'erezione sopra i pantaloni. Non mi scopro. Gli massaggio l'asta dura nascosta tra le  pieghe di grasso. Gli stringo bene la cappella, strizzo le gocce di piacere. Vuole baciarmi. Non glielo permetto, mi annuso il collo, me lo lecca, mi morde la nuca. Ho i brividi. Ricordo i lividi sulle cosce per settimane, la prima volta. Mi morde alla base del cranio, come i cani, come gli orsi. Lascerei che mi devasti. Non voglio tracce sotto i capelli sfumati della nuca, mi butto giù. Lo sento spingere e agitarsi sul sedile. Stende i piedi sul tappettino. Ha un sussulto quando sta per venire. Mi stacco e lo stringo con la mano. Mi viene denso e copioso tra le dita. Cerco di non sporcargli la maglia mentre il suo umore vischioso gli cola fin sul ventre. E' venuto con estrema voluttà. Mi guarda impacciato. Ho la mano impraticabile. Gli chiedo di prendere i fazzoletti dal suo lato. Li finisce pirma che io possa ripulirmi per bene. Lo riaccompagno a casa, il solito rondo'. Lo vedo tornare come un bimbo dopo la merenda. Lo zainetto e la faccia soddisfatta.Non ho voglia di rivederti per tanto e lungo tempo Y. Buona seconda paternità.