Taste in men

Iskender


sabato 14 gennaio 2006Quando esco dall'hotel il cielo è grigio e il vento è freddo, non ho voglia di aspettare l'autobus. Mi avvicino alla coda dei taxi, lascio che il primo venga preso dalla famigliola in vacanza per il kurban bayram nel frattempo sorrido al mio taxista e mi siedo al posto del passeggero.Mi faccio portare alla moschea blu. Mentre scendiamo dalla collina sbircio il paesaggio, qualche raggio sporadico di soleproprio sui tetti a cupola, lo stretto increspato. Mi chiede se puo' fumare, no x favore. Spegne, mi sorride con gli occhi verdi, la barba un tempo bionda ora sta scurendo, le dita scure di nicotina.Mi rilasso, lui cambia, mi sposta il sedile, la mia mano sfiora le sue dita sul cambio e rimaniamo in contatto. Mi commuovo per le onde, per le rughe sulla sua fronte. Il contatto ora è una carezza che si spinge sulle ginocchia.Guida dritto, guarda le auto in coda al semaforo. Quando gli sono tra le gambe mi guarda e sorride per incoraggiarmi.Prendo a sfiorarlo piano, mi scaldo le mani. Sento la sua circoincisione gonfiarsi, le sue inspirazioni più profonde.Gli sgancio la zip, si districa tra le doppie mutande. Sento il calore del suo sangue scaldarmi il palmo della mano, mi inumidisco di saliva e gli allievo l'attritto. Ha un sospiro violento. Mi chiede se possiamo fare un giro. Questa deviazione mi costerà più del percorso che volevo fare, ma acconsento. Mi porta sulla tangenziale, mi preme la mano libera, sulla mia, stretta sul suo sesso quando ci affianchiamo alle altre vetture. Non resisto e l'assaporo, sa di spezie e di cannella. Si ferma in un'area di sosta, mi lascia lavorare, mi asseconda, si spinge in su. Quando lo sento gemere e vibrare capisco che sta per venire. Mi stacco per vederlo esplodere gli accarezzo la base, piega l'asta in avanti e mi riversa il seme caldo sulla mano, che cola giù sui suoi pantaloni.Sembra contento, sembra felice, ci ripuliamo, mi sorride. Mi racconta dei monumenti nel suo inglese da tassista.Mi accompagna alla moschea e la corsa mi costa due volte il necessario. Non pretende nemmeno gli spiccioli, con ungesto di ringraziamento. Sorrido, mi tolgo le scarpe e entro nella moschea, prima che risuoni la preghiera di mezzogiorno.