Taste in men

Non sono Melissa P.


lunedì 16 gennaio 2006Ho lasciato l'ultima mattina per girovagare. Sono entrato in un hammam solo per fuggirci dopo 3 minuti, inorridito dallo sporco, dagli scarafaggi dalla temperatura bassa.E' il Cucurkuma, non andateci caso mai.Ho trovato un piacevolissimo negozio di ceramiche. Piatti tazze e oggettistica. Ho comprato qualcosa x me qualcosa x gli altri. Tutto rigorosamente rosso, con luna e stella.Prima di andare a pranzo mi chiama il delirante L. Vuole rivedermi. Non torno al cine, ma accetto di incontrarlo con piacere.Mi è dispiaciuto non averci dormito assieme, forse ho solo cercato di oppormi e di non creare complicazioni.Fatto sta che mi commuovo quando lo vedo, dopo aver schivato abbordaggi e proposte con abilità menzognere.Ho davvero poco tempo. Mangiamo veloci un iskender, poi un salto in una pasticceria. Gli rovescio addosso una cascata di scatti. Voglio carrpire ogni suo aspetto, ogni suo sguardo, ogni sua boccata di fumo.Ha gli occhi tristi quando sono sull'havas. Riprendo la nostra ultima scena. Metto nel lettore Tiziano, mi faccio qualche autoscatto sovraesposto per il sole che riverbera dal mare. Da quel momento L. comincerà ad andare in astinenza.Non smetterà di chiamare per tutto il viaggio. Miriadi di messaggi in segreteria, pianti e disperazioni. Mi sono innamorato.Forse lo sono solo xché è un amore improbabile. Non verrebbe venire in Italia, non lascerebbe la sua casa. Nemmeno per le vacanze. I propositi per agosto naufragheranno miseramente quando mi sorprendero' a cercare un volo MXP-IST.Vado all'imbarco imbottito di frisium e birra. Ormai non mi scompongono + i decolli. Bevo solo cabernet sauvignon della california e mangio calzoni buitoni scaldati al microonde.Sono solo nella mia fila. Ho un bello in abito e lupetto dietro, e un sexy con la stessa mise nella fila accanto. Non puo' succedere nulla.Leggo Cotroneo. Non ne posso più. Patetico. 4 mesi di storia insignificante e allora cosa dovrebbero farne del blog SenzaTe? Un film? Una fiction a puntate?Ma fatemi il piacere.Viviamo e andiamo avanti. Che un libro così lo possono scrivere tutti. Basta solo il coraggio di darlo a chi di dovere.Il culo, non il libro.Siamo quasi in discesa, il bello si affanna sul suo amico x sbirciare dal finestrino. Mosso da tenerezza gli faccio cenno che se vuole gli cedo il mio posto.Si alza e già tremo, mi sgancio e passo nel sedile di mezzo. E' felice, ride ai suoi amici di dietro.Il lato slut di me avanza. Contatto di gamba. Legge una rivista. Mano sulla gamba. Non dice ancora nulla. Stringo e non si ribella. Pensa?Mi fanno cenno che forse dovrei lasciar perdere. Incasso la sconfitta ma non mi arrendo.Ricordo addirittura che nel secondo raid gli arrivo quasi sulla coscia prima che mi blocchi. Accetto e tocchiamo terra. Peccato. Sexy.Sbaglio col fuso orario e penso di essere in ritardo. Quando realizzo, giro e gioco col bluetooth. Mi presento all'imbarco e sono solo anche sul jumbolino x MXP mentre mi guardo dietro e ai lati sorridendo a quelli che sarebbe stati perfetti compagni di viaggio.In mezz'ora sono in Italia. Durante il trasporto al terminal non c'è molta gente eppure riesco a importunare l'egiziano con jeans beige dietro di me.Non so quanto manchi all'arrivo, ma vedo che non si scansa. Non gli trovo il punto cruciale, sfrego in lungo e inlargo, qualcosa si smuoverà. Quando individuo la consistenza della testa di una tartaruga esangue che scende giù dalla tasca, stringo conle dita con decisione.Peccato che si deve già scendere. E' in compagnia, me ne accorgo mentre attendiamo i bagagli.Dopo 30 minuti di attesa (e io che insistevo per il bagaglio a mano), esco dall'aeroporto e c'è il bus pronto.Pago, salgo e mi scelgo il primo posto libero accanto all'ennesimo egiziano che era sulvolo, jeans e giubbotto di pelle sbregato e sexy. Baffetto e paccotto, non si sa mai.Forse si chiede come mai col pulmann vuoto mi sia messo proprio lì. Siamo stretti è vero, ma io ho la testa pesante e offuscata, quindi mi adagio e cerco di dormire mentre già imbocchiamo l'autostrada.Il contatto è inevitabile, un po' meno la mano sinistra che sfiora il ginocchio facendo leva sullo zaino che ho sulle gambe.Approfitto delle curve e degli scossoni mentre la mano sale semepre di +, mi smuovo e mi addentro. Dovrebbe fare un cenno di dissenso almeno, no?Ormai gli sfioro la cucitura del cavallo. Lui continua a tenere le mani incrociate in grembo. Nonso se guarda quello che sta succedendo pero' non si lamenta.E non si lamenta quando dichiaro aperte le ostilità. E' già duro da un po'. E' già gonfio da chissà quando, sperando che succedesse.La cappella punta verso l'esterno, premendola gli spingo il membro verso l'esterno destro. Ho più mobilità per sfregarglielo nel senso della lunghezza.Gli palpo per bene anche le palle, le luci sono basse nessuno puo' vederci. Mi tolgo la giacca e la adagio trasversalmente coprendoci entrambi.Cerco di aprirgli la lampo ma non ci riesco: essendo seduto, è ripiegata su se stessa. Si sgancia da solo. Esita solo un secondo, poi quando lo sento armeggiare, intuisco la voglia e il fremito che ha nello sguardo.Non so quanto sia lungo, non dovrebbe essere male, ma devo accontentarmi della cappella circoincisa che sbuca dal jeans.Bagno le dita e tocco, bagno il palmo e sfrego, bagno le dita e gli faccio una sega tenedoglielo tra il pollice e il medio come una sigaretta.Mi preme le mani sopra le mie per farmi bloccare. E' veloce abbastanza come piace a me. Gli preparo un fazzolettino e glielo porgo da sotto la giacca. Riprendo il lavoro. Vorrei farlo sprofondare nella mia gola, ma devo resistere.Siamo quasi al casello quando stende le gambe. Sento colare il calore dalle mie mani. Il fazzoletto distante. Ci sporchiamo un po'.Ci ripuliamo x bene. Mi sorride imbarazzato, senza parlare. Mi squilla il telefono, è L. Accenno comunicazioni in inglese orribile, lui piange e si lamenta, forse è ubriaco. Dico due parole in turco. Riattacco.Intanto scatta la conversazione. Viene dall'egitto, si sorprende che sia italiano e che sappia tante lingue. Gli parlo in arabo, sorride e ringrazia per il complimento che gli ho fatto.Mentre arriviamo, gli tengo il ginocchio e glielo accarezzo, spero ci commuoverlo e rassicurarlo.Quando scendo non ci salutiamo. Poi mi pento. Mi volto e si volta. Gli torno incontro. Ci scambiamo nome e numeri di telefono. Chissà mai...