Taste in men

Svegliarsi la mattina


flashback: venerdì 3 marzo - seraE' sceso il buio su Taksim quando scendo anche io dal bus. L. non c'è, lo chiamo. Fissiamo il nostro appuntamento classico davanti al Mac.Quando mi volto mi è già sulle spalle. Mi abbraccia caldo e caloroso, il sorriso negli occhi e tra le labbra.Ho bisogno di quella stretta, di sentirmi a casa, di sentirmi con lui.Mi piace la gente che ci guarda. Mi fa sentire parte di quel mondo.Cerchiamo l'hotel, quando lo troviamo saliamo in camera, liquido il facchino con due monete e non mi fa nemmeno chiudere la porta.Mi bacia col trasporto di quella prima volta, senza prese d'aria, senza darmi tregua. Mi stringe a sé, passandomi le braccia sotto le ascelle,la testa stretta e china sul petto per sentirmi vicino. Il mio piccolo L. E già mi trema il cuore.Spalanco le tende. Il panorama sul Bosforo mi mozza il fiato. Le luci, l'Asia, la torre di Leandro, le navi e i traghetti con le luci e le strie colorate.Ci spogliamo veloci, non resistiamo. Cerco sulla TV un canale con la musica. Metto su 102.5, così mi sento a casa.Giochiamo come due orsetti innamorati. Il mio cucciolo impaziente. Lo bacio a lungo, lo accarezzo dappertutto. Accarezzo il suo ventre morbido, le braccia tenere e da mordere, le gambe soffici.Voglio che mi senta ovunque. Mi prendo cura di lui e della sua erezione generosa. La bagno e la inghiotto come avrebbe desiderato in tutte quelle sere dietro un monitor dagli occhi stanchi.Ci amiamo così, come se fosse la prima volta. Mi adagio sulla sua schiena, lo stringo a me, lo sento muoversi e gemere.Mentre riprendo a succhiarlo, mi ricambia. Gli sono sopra e ho poco controllo. Sento spingergli nella gola, guardo la sua circoincisione esplodermi tra le dita, stringo e osservo i capillari gonfiarsi, reclamare, pulsare.Mi alzo di scatto, devo bloccarmi. Inspiro profondamente, butto i pensieri altrove, ma riesco solo a bloccare le sensazioni piacevoli, mentre le contrazioni spingono fuori il seme senza orgasmo.Un po' mi vergogno, ma in fondo va bene così. Riesco a ripulirmi e a stargli un po' abbracciato a farci le coccole.Parliamo poco. La lontananza ha accentuato la sua timidezza nel parlare inglese. Mi dice che per quella sera non potrà restare in albergo con me e che sabato dovrà lavorare. Faccio l'offeso, poi mi faccio sedurre e lascio tornare l'erezione.Questa volta voglio che venga anche lui. Ricordo che gli piaceva essere posseduto da me. Mi ricopro, lubrifico ed entro. Lo giro e lo rigiro per fargli sentire tutta la sua voglia riappagata.Lo domino con lo sguardo, con i colpi, con le mani. Lo sollevo ritmicamente, voglio colpire i suoi punti deboli. Passono 3, forse 4 canzoni in TV. Ansimiamo ma non viene. Cedo, riverso l'orgasmo nel preservativo, lo sfilo e metto il broncio.Per la seconda volta mi ha negato il suo piacere. Mi mette in crisi.Propongo di uscire.La serata è frizzante, vorrei uscire in camicia. Camminiamo abbracciati per Istkal Caddesi. Mangiamo al Mac e ci prendiamo un caffè da Starbucks. Il top del global.Nel frattempo cerca di dirmi che domani non vuole andare in ufficio. Io mi faccio già i miei progetti. Mi organizzo perfino la serata dopo che sarà andato via. Non può saltarmi tutto così.Lo porto al bus, arricchisco il mio vocabolario e rabbrividisco per la nottata che si fa gelida.Aspetto fino a mezzanotte, mi vedo due risse, poi torno al Tekyon. Mi prendo una Efes e mi guardo intorno. Saluto A. a cui avevo promesso una next time, che forse non si verificherà nemmeno questa volta.Sorrido, lui si scusa ancora per l'incidente col folle omofobo.In giro c'è poco. Mi puntano ma non gradisco.Gradisco solo quei calzoni blu, col cavallo largo e il contenuto voluminoso proprio sotto quei baffetti e quegli occhi che non sorridono mai.Me lo ricordo dalla volta scorsa. Non capisco se ci è o ci fa. Guarda e non fa cenni. Sono esplicito e contiuo a tirarmela.Sono stufo di queste canzonette, del fumo denso che mi brucia gli occhi e la gola. Mando tutti a cagare e torno in hotel.