Creato da: tasteinmen il 12/01/2006
Avventure di un tranquillo single metropolitano, diviso tra metro, autostrade, discoteche e viaggi interessanti

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« Sol Levante - il tramontoWet Wet Wet »

F.B.I.

Post n°55 pubblicato il 06 Aprile 2006 da tasteinmen
 
Tag: VM18

Dovevo smaltire il troppo bere della cena a base di aperol, vino e disco ball. Anche i due long islands istuzionali avevano fatto la loro parte. Ero stato capace di destreggiarmi tra sorrisi, abbracci e approcci inaspettati al gusto di limoncello, riuscendo anche a rovinarmi la camicia, ma almeno stavo mantenendo integra la moralità. Osservato speciale, non potevo sgarrare avevo gli occhi della platea addosso, alla prima uscita senza F., come ai tempi d'oro. Forma smagliante, camicia aperta completamente sul davanti a lasciar intravedere lo stomaco e il pelo. Ammetto di essermi girato a controllare quando ho notato il suo sguardo addosso, forse torvo, forse sguincio, fino a sciogliersi in un sorriso. I capelli rasati in sintonia con le spalle larghe fasciate dall t-shirt FBI. E intanto P. già sghignazza, tanto gioca a spogliare N. ma non ci riuscirà dopo tutti i tentativi della serata. E' il momento che apprezzo di +, il revival commerciale anni '80. Brucio l'alcol per dieci minuti e non posso fare a meno di notare che avanza tra la folla, scruta, studia, mi interroga. Vuole sapere. Vuole me. Oramai tra di noi solo un passo. Si avvicina e mi saluta. L'accento veneto, le origini vicentine, l'ormone che mi esplode. Mi dice che sono molto carino ma ripara immeditamente il colpo cheidendomi se sono fidanzato. Un corteggiamento rapido e d'altri tempi. Ha 38 anni, si chiama S. Siamo soli ora in pista. Devo muovermi. Seguendo il copione collaudato mille volte almeno, lo invito di su. Mi segue. A debita distanza. Sorpasso la fila per la cassa, sussuro un arrivo subito a L., evito gli sguardi indagatori e polemici di P. e vado su per le scale. Non mi volto per sincerarmi della sua presenza. Alzo la testa e vedo la sua maglietta  seguirmi nel riflesso dello specchio in cima alla rampa. Ho solo un attimo di esitazione, mi lascio alle spalle il mondo e le sue dicerie e mi addentro nel corridoio buio, affolato dai saldi di fine serata. C'è la fila per trovare un camerino libero, mi infilo nell'unico aperto, ha la chiusura saltata. Cerco di trattenere la porta con un mano mentre con l'altra gli afferro la testa rasata, me la spingo sul petto e gli annuso la pelle. Ci baciamo così per cortesia, mi piace, con il braccio libero stringo e sento comprimere il suo costato contro il mio. La lingua, i baci. Gli sollevo la maglietta nera FBI, il pelo corto, riccio ordinato e biondo accarezza sul ventre. Affondo la mano nel fianco mentre scendo a leccargli i capezzoli. Sospira con il capo tirato all'indietro, gli spingo il bacino in avanti e gli slaccio la cintura. Sposto la sua mano dal mio collo alla porta, ora sono libero. Gli libero l'erezione, la immagino chiara e regolare, ma l'ho già inghiottita, e ne sento la turgidità stentata e stanca. Afferro' le cosce da muratore con le due mani, lo volto  gli lecco e mordo i glutei, lisci e pallidi. Mi faccio spazio con le dita, mi sputo sul palmo e gioco un po'. Gradisce e mi lascia proseguire. Ho le gambe stanche, mi rialzo, si gira e si china a baciarmi il sesso, mi succhia calmo, come volesse assaporarmi senza fretta. Io fretta ne ho. Gli sussurro oscenità nell'orecchio mentre gli insalivo lobi e collo, scendendo dietro la nuca tra i capelli rasati. Gli alzo un braccio e lo sbatto a palmo aperto sulla parete della cabina. Ha le gambe larghe e i calzoni abbassati, una perquisizione ante litteram. Ho il palmo della mano inumidito, mi fascio il pollice di saliva e lo introduco fino in fondo. Spingo verso il basso mentre premo in avanti. Con l'altra mano gli fascio il sesso e le palle. Cerco un sincronismo, assecondo i suoi spasmi, le sue voglie. Gli lascio il gioco mentre lecco e spingo ancora. Sento la resistenza della sua prostata tesa, la solletico con decisione, ho voglia di uscire. Mi anticipa l'orgasmo a gemiti potenti, mentre i muscoli indolenziti mi fanno grugnire di fatica e piacere. Quando viene voglio sentirlo, concetro le sensazioni alla base del pollice, sento gli orifizi contrarsi ritmicamente, lenti. Ha un lungo e potente getto. Mi adagio sulla sua schiena sudata.
Quando mi rialzo mi chiede della carta. Non ho fazzoletti. Mi dice: a destra. Ho dimenticato il dispenser della carta. Deo gratias. Mi ringrazia e anticipa preseguimenti. Gli è piaciuto, gli piaccio, faccio quello che piace a lui.
Si avventura in questo territorio inesplorato, glielo lascio immaginare.
Mi precipito fuori con la mia lettera scarlatta, gli sguardi addosso, il viso sconvolti, i pantaloni strapazzati.
Quando sono giù cerco di essere indifferente, respingo gli scherzi, giuro fedeltà e andiamo verso casa.

 
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