Creato da: tasteinmen il 12/01/2006
Avventure di un tranquillo single metropolitano, diviso tra metro, autostrade, discoteche e viaggi interessanti

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« La gens du maghrebMeneater »

Special K

Post n°71 pubblicato il 30 Giugno 2006 da tasteinmen
 
Tag: VM18

domenica 25 giugno - alba

Entriamo al Martin's che la festa è già bella e cominciata, mostrando i pass che ci hanno regalato.
L'entrata è stretta e lunga, mi ricorda il Tekyon. Sul lato sinistro si aprono due porte. Una è l'ingresso di un budello stretto con i pisciatoi al muro e il vetro riflettente che dà dierettamente sull'ingresso.
Fa strano pisciare in faccia a quella gente senza essere visti.
Ci sono 3 piste. Una principale al seminterrato, una all'ammezzato e una sala-cine con video al piano superiore, da dove si accede alla cama de oscuridad.
Mi faccio largo tra la gente. MI canto in mente meneater, mi prendo un bacardi e coca. Sento gli occhi addosso, la novità. Qualcuno mi chiede da dove venga. Intavolo una finta conversazione che liquido con un "mi spiace non sento".
Tra gli avventori molti era già al BF. Intravedo tra la folla visi già conosciuti. Il belga con l'italiano, limonato al Co. mesi fa. Ci rigioco stuzzicandolo tra la gente, approfittando di un momento di solitudine. Si inturgidisce e ride col suo sorriso largo e l'orecchino che gli brilla come la luce che ha negli occhi.
M. ha stretto amicizia con uno dei barman e il suo amico hermano che non è proprio il nostro tipo. Son lì che se la spassano. Intanto io esploro.
Al piano di sopra sento sospiri. Una porta che conduce ad una scalinata. Assito alla preparazione delle piste. Al loro consumo. Più in giù un terzetto che gode.
Rido divertito. Afferro un addome nel corridoio buio, ci baciamo. Sento il metallo sui denti, ha un piercing. Ci giro intorno, voglio capire dove e se ne ha altri.
Lo sposto in ombra, gli apro tutto. Mi faccio spazio tra i muscoli del torace e delle braccia, e poi giù fino al sesso povero. Mentre son giù che lavoro quel po' che c'è da lavorare, sento odore forte di popper.
Sono già stordito, rimpiango di non averlo portato con me. Quando mi rialzo capisco che è il mio amico ad aspirarlo. Me lo passa. Sento la vampata cogliermi tra lo sbalzo di pressione.
Qualche goccia nella narice e sulla barba. Sento vago il bruciore che ripulisco sulla sua maglia arrotolata sulle spalle.
Perdo cognizione di quello che sto facendo. Ho vaghi ricordi di sospiri, di lui che viene. Lo rincontro in corridoio, davanti al bagno.
Ha un bel viso, ricordo la stella rossa sulla t-shirt nera.  Faccio la prova piercing. Lo bacio. E' lui.
M. mi presenta i suoi amici. Il brutto mi chiede se voglio droga. Di che tipo? chiedo. Special K. Dico ok ma ho già dimenticato.
Quando mi chiama capisco che fa sul serio. Ci portano in uno stanzino x le scope. Un ragazzetto mulatto che fa da pusher.
Aggeggiano con dei sacchettini di roba. Ho le difese azzerate. Guardo M. abbracciato al bono. Dice che lui non la vuole. Io canto Brian e mi faccio avanti.
Il brutto mi porge la chiave di casa con cui ha pescato un po' della polverina grigia dal sacchetto. Aspiro senza chiudere l'altra narice. Ne rimane ancora un po', mi esorta a finirla.
Sento il bruciore. Poi esco senza guardare nessuno. Mi faccio prendere dall'euforia. Vedo doppio. Non so se sono troppo ubriaco o se è solo l'effetto gravity.
In pista c'è l'algerino. Gli ballo contro. Mi chiede se sono ubriaco. Lo lascio e salgo su.
Mi bacio il primo volto barbuto che intravedo. E' biondo e carino. Ha un fisico orribile, un sesso inesistente. Forse lo chino a farmi succhiare. Forse non ho presente quello che sta succedendo.
La luce si accende a intermittenze. Ho anche difficoltà a scendere le scale.
Giro in preda alla smania di cacciare. Non trovo nulla che mi soddisfi. Molesto ancora il belga che limona col tipo. Quando ho le scatole piene scendo da basso.
La festa sta finendo, le luci sono su.
M. mi dice che c'è un after da qualche parte. Ci va coi suoi amici.
Mi lanbcio fuori dal locale, mi siedo al marciapiede estasiato dal cielo azzurro dietro l'hotel alla fine della strada.
Do forfait, mi avvio verso l'hostal a piedi, da solo, in preda all'alcool e coi postumi della K.
Rivedo i fantasmi del mio passato. IL belga davanti, la casa batillo, marco che legge la guida accanto alla ringhiera del parcheggio, le foto che gli feci in quella vacanza.
Piango, resisto alla tentazione di addormentarmi su una panchina. Giungo all'ostello e svengo fino all'ora di pranzo.

 
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