nel mezzo del cammin

2.3 giorni speciali ... tutto l'anno


Dentro ognuno di noi esiste un piccolo spazio immortale, dove risuonano i canti della nostra eternita': e' il luogo della nostra festa. Si tratta forse di un giorno separato dagli altri? Ecco arrivati gli ospiti con al collo la collana di fiori e in capo la corona: non sono i nostri soliti parenti? Il giorno della festa e' nascosto dietro il velo di ogni altro giorno!All'interno della nostra vita quotidiana scorre un rivo sotterraneo d'eternita' che raggiunge il mare, portando linfa ad ogni altro nostro giorno: e' un fiume che rende generosi i nostri sforzi, significative le nostre rinunce e fecondi i nostri amori. Noi facciamo festa per rendere visibile e palpabile questa linfa reale e intima che anima ogni momento della nostra vita, senza mai separarsi da noi. La pianta porta tutto l'anno il peso delle foglie, fino a che, un giorno, animate dal vento della primavera, esse cadono lasciando il posto ai fiori che annunciano l'arrivo del frutti. Quel giorno capiamo che quel cammino ha avuto un inizio lontano: con splendore e ricchezza di forme, la festa dei frutti ci dimostra l'immortalita' della pianta.Oggi che i fiori della grande festa sono sbocciati nei nostri cuori, ne sentiamo il profumo dentro di noi? Anche se turbati da mille preoccupazioni, riusciamo ad intuire che la vita di ogni giorno non e' fatta solo di un peregrinare tra le maglie della necessita', nella complessa rete del lavoro umano, ma che contiene anche un'enorme bellezza ed una profonda bonta', che puntano al cielo come un'offerta di adorazione?No non siamo capaci di una tale confessione:forse non e' ancora giunto il tempo di riconoscere queste verita' nascoste in noi! Nei nostri cuori non si e' ancora alzato il grido di quella gioia che, dimenticando completamente se' stessa, pone ogni valore nell'interesse per il divino. Sforziamoci di mettere da parte per lo meno uno dei trecentosessantacinque giorni dell'anno, in modo che la lampada dell'adorazione possa essere accesa, nonostante le distrazioni dovute ai nostri numerosi impegni. E invitiamo ogni uomo ad occupare, se lo desidera, il posto preparato per lui.(R. Tagore, Il tremendo gioco della gioia, pp. 108-109)