Tempus Animae

Grano nel deserto


Ieri (domenica 14 agosto) ho partecipato alla messa delle 19.00, in San Carlo al Corso.La basilica è situata nel centro storico di una Milano così calda e deserta da sembrare sopravvisuta ad un’esplosione atomica...
Lo scenario è quasi sublime nella sua desolazione: qualche clochard sfiancato dall’afa si trascina penosamente su scarpe ormai senza più suola, ricconi pieni di catene d’oro stanno seduti ai tavolini dei costisissimi bar in Vittorio Emanuele ostentando con deliziosa cafoneria soldi e fidanzate bionde di un metro e novanta d’altezza, uno sparuto manipolo di turisti stranieri vaga spaesato impugnando inutili mappe sudaticce e senza riferimenti, una sbrindellata famigliola in braghette corte tenta di arginare la caduta dei coni di gelato semisciolti che hanno in mano, i venditori di cazzate (spadine luminose, macchinine luminose, qualunque cosa faccia rumore e sia luminosa...),
quelli che vogliono venderti le rose fregate al cimitero, l’uomo senza una gamba sempre seduto sui gradini del sagrato...Che bella Milano quando è sempre se stessa... quando ti propone lo stesso identico menù... quando ci torni dopo un giorno o un secolo e lei non cambia mai, mai...Proprio come l’Italia.Esco dalla funzione serale e, appena fuori dalla chiesa, c’è padre Ermes... porca miseria! E’ una vita che non lo vedo!Allora, con mia moglie, lo salutiamo affettuosamente e subito ci mettiamo a chiaccherare assieme.Le domande, in principio, sono quelle di rito: come stai... come va in America... il lavoro... la carriera... i film...Lui, da buon vero uomo di Dio (nel senso più bello, sincero ed autentico del termine) si accorge – forse da come parlo, forse dai miei occhi un po’ spiritati – che c’è qualcosa che mi opprime il cuore... un disagio profondo... una voglia di urlare, di confessarsi o di tacere per sempre.Allora gli dico dei miei blog... gli dico che mi sto stancando di fare un mestiere che mi fa somigliare più a una puttana che a un regista... gli dico che il mondo mi pare stia decisamente collassando in maniera irreversibile... gli dico che le violenze e le rivoluzioni ora di gran cronaca sono sempre state, storicamente, solo l’inizio, il campanello d’allarme di un sistema sociale morente se non già definitivamente morto...Lui mi osserva, mi scruta, mi guarda (forse anche divertito) con quei begli occhioni chiari: severi e paterni a un tempo.Poi, mettendomi una mano sulla spalla, comincia a dire: “Sai Max... lo sai come vedo io il mondo...? Come un grandissimo, un immenso, un gigantesco campo di grano...
vedo il mondo come una terra meravigliosa e fertile in cui può e deve crescere il cibo che ci sfama. Tutti. Purtroppo, in mezzo a questo ben di Dio, cresce anche tanta gramigna, crescono tante piante inutili e dannose, ci sono parassiti, erbacce e sterpi e rovi... la nostra natura morbosa è dannatamente attratta dal male (c’è un bel libro di G. Ponti ed U. Fornari intitolato appunto “Il fascino del male” n.d.a.) e ci porta quindi a vedere sempre gli eventi più oscuri come quelli che hanno maggiore forza, maggiore impatto... insomma il lato malvagio dell’uomo è anche quello più eclatante e che riesce ad attrarre più attenzione e quindi più soldi... ma, anche se so di dire qualcosa di ovvio, nel momento in cui un uomo commette un omicidio magari altre cento persone hanno compiuto dei gesti straordinari di amore e di carità... in silenzio... e questo miracolo non lo sa nessuno...”Lo guardo io adesso. Senza dire nulla.So che sta sfondando una porta aperta.Ha appena professato il credo di tutta la mia sciagurata vita.Poi mi riprendo e rispondo: “Vedi Ermes... ciò che tu dici è assolutamente ed incontrovertibilmente vero... pensa che, qualche anno fa, mi venne addirittura la voglia di produrre un telegiornale fatto solo di buone notizie... pensa che bello sarebbe stato! Finalmente poter annunciare la nascita e non la morte, la riconciliazione e non l’abbandono, la generosità e non l’egoismo, l’amore e non l’odio...”“Ma perché vuoi fare un telegiornale...?” mi interrope lui “...certo sarebbe meraviglioso quello che tu dici e se già oggi riesci a portare tutto questo anche nel tuo mestiere, nelle opere che realizzi... allora è una vittoria... ma noi dobbiamo essere come piccole oasi nel deserto. Capisci...? Piccole oasi... cumuli di grano buono in mezzo a tanta gramigna... In fondo Cristo stesso, duemila anni fa, ha iniziato con un gruppetto di apostoli che avrebbe fatto ridere chi gestisce quotidianamente i nostri media... quelli che guardano al gradimento, allo share, ai dati di ascolto...”E’ vero Ermes: hai assolutamente ragione.
Ti voglio bene e ti dico che sarò anch’io una piccola oasi e che mi metterò anch’io a raccogliere il grano (magari ce ne sarà poco oggi...) per rendere questa terra ancora più fertile e più ricca. Una ricchezza per tutti e non per pochi.Voglio che diventi un luogo in cui mia figlia riesca a vivere grazie alla luce che ha negli occhi, grazie alla sua poesia che spero tutti le riconosceranno.Voglio che diventi un luogo in cui non si debba scopare con qualcuno o leccargli il culo o pagare la tangente per ottenere ciò che Dio gratuitamente ci ha dato: la dignità.