Tempus Animae

Il senso del Natale...


Natale, natalizio, nascita… Cristo, culla, Betlemme… tradizione, rituale, credo… Non credo, ateismo, me ne batto… Regali, consumismo, buonismo…E’ da una vita che, quando si avvicina il 25 dicembre, si scatena dovunque il disastro ontologico dell’evento che – volente o nolente - ha spaccato la storia non solo occidentale.Dovunque si sollevano commenti, ognuno è automaticamente legittimato a dire la propria insulsa opinione come se davvero interessasse a qualcuno (ed includo anche me e le mie vane parole), mentre altri si alienano completamente – poveretti - nella disperata ricerca di un dono ultimo ed inutile da acquistare, di un’offerta speciale da rifilare senza’anima. 
I bambini, poveri loro, si trovano in mezzo a questo casino (senza averlo mai chiesto…) ed attendono con emozione che qualcosa accada.Loro per fortuna non sanno quanto noi adulti siamo cafoni e vuoti e privi di verità e di bellezza… Oggi non voglio entrare nel merito: l’ho fatto per tanti anni attraverso le e-mail di auguri ai miei amici e credo anche di avere loro debitamente rotto le balle.Non voglio discutere sul senso o meno di una ricorrenza che siamo riusciti a ridurre ad un logoro strumento commerciale.Non voglio parlare della Chiesa stracolma di soldi, con tutti i suoi ori e stucchi ed arazzi e palazzi e coi suoi Don Verzé che fanno il verso a Briatore, nelle fazende brasiliane, assieme ai Renato Pozzetto compiacenti.Non voglio litigare con chi non crede e – men che meno – con chi crede.Non voglio le paranoie del millennio, le solite catastrofi dei Maya con le loro profezie, l’oroscopo dei settimanali, la new-age da salotto, la bontà liofilizzata per cui bastano due lacrimucce davanti al telethon sotto l’albero e subito ti senti un altro. Troppo rumore, troppa polvere negli occhi.Sto diventando cieco di fronte alla verità. Voglio allora dedicare queste mie poche righe alla ricerca del senso più autentico dei nostri giorni.Mi spiego meglio.Non so se purtroppo o per fortuna… ma certamente devo riconoscere che ho quello che viene comunemente chiamato il “dono della fede”: cioè credo in un Dio, essere superiore, ente supremo, origine e scaturigine di tutto ciò che è esistito, esiste ed esisterà…Ciò che ammetto è per me un dato di fatto e, con buona pace di atei (ma anche dei baciapile troppo falsamente ortodossi) da questo assunto di base parte questa mia riflessione.Lo dico per chiarezza, così chi mi legge è ancora in tempo a mollare il colpo ed andare a fare qualcosa di meglio e, forse, di più utile… La ricerca del senso dei nostri giorni è – a mio avviso - un’epifania (ma guarda un po’… saremo mica davvero in ambito natalizio…?), cioè la manifestazione tangibile del sacro nel mondo.Tanto per intenderci: il verbo che si fa carne, la Parola che diviene Uomo, l’amore di Dio che si trasforma in misericordia umana.Ovviamente tale ricerca di tale significato mi pare ormai scomparsa da ogni nostra azione e non so davvero dove trovarla se non, come diceva il mio Eugenio Montale, ne “La vita che dà barlumi / è quella che sola tu scorgi. / A lei ti sporgi da questa / finestra che non s'illumina”. 
Quindi, detto proprio fuori dai denti: ma che cazzo di senso ha il Natale oggi?Ha mai avuto senso?Gliene frega ancora a qualcuno che Cristo è nato ed è vissuto, uomo compiuto, tra di noi?Ma Babbo Natale chi è: forse il vero papà di Gesù?La triade Befana-Cristo-Babbo Natale quanti regali riesce a portare? Provocazioni blasfeme le mie…?Può darsi.Ma non contateci troppo.Infatti dobbiamo renderci conto che il nostro livello di demenza, di ignoranza e di acriticità pare stia raggiungendo dei picchi che manco il Nasdaq ai tempi della “new economy”! Ma allora perché festeggiare il Natale…!?E poi, diciamocelo, coi tempi che corrono, con la crisi che divora intere nazioni, con le famiglie che non hanno nemmeno più la forza di reagire… ma che cosa si dovrebbe celebrare?Forse il prossimo suicidio collettivo? Molto umilemente voglio azzardarmi a dire che cosa io voglio festeggiare e quale senso possono avere i miei giorni oggi. Ieri sono stato a pranzo in un bar/fast-food: non amo sinceramente cibarmi di hamburgers, ma per motivi di lavoro mi ci sono trovato.Così mi siedo, anche un po’ scazzato.
A servire è arrivata una signora. E quando dico signora intendo che non era la classica cameriera giovane, magari pure laureata, che si sta cercando di mantenere.Infatti è giunta al nostro tavolo una donna che aveva passato la cinquantina, con un trucco molto marcato sul volto (voleva sembrare più giovane?) e che pareva abbastanza affaticata.Sorrisone di rito a tutti noi… e prende le ordinazioni.Mentre le stavamo dicendo i nomi dei vari panini ed insalate ho notato che le stava colando il naso: evidentemente non stava nemmeno troppo bene di salute.Lei lo ha sentito… lo ha percepito... se n’è accorta ed ha subito istintivamente coperto il volto con un menù che era poggiato sul tavolo.Credo nessuno, tranne mia moglie, abbia notato questo.Ma io sì.Quindi quella povera Crista stava lavorando sodo magari pure con la febbre ed il raffreddore… ed il tutto ad un’età che – santo Cielo – una donna dovrebbe un attimo potersi concedere di avere qualche piccola rendita, qualche pur minima garanzia di sopravvivenza da uno Stato e da un Governo che si voglia definire tale.Invece no. Ecco, miei cari amici, il senso del Natale e di questi nostri giorni è racchiuso in quella sacra stanchezza, in quella febbre così dignitosa, in quel trucco un po’ sfatto, in quella umiltà, in quel sorriso cordiale che persiste nonostante l’ingiustizia che lo ha generato.Il senso del Natale è la nostra inadeguatezza del vivere, la nostra patetica bugia verso Dio e verso noi stessi, la nostra incompletezza ed il nostro autentico bisogno di un aiuto superiore. Al di là di questo credo davvero che nulla possa esistere, nulla possa persuadere di più. 
E a voi, maledetta classe politica che ci avete affamato, rotto il culo, sfruttato con mille promesse da marinaio, sbeffeggiato quando vi abbiamo votato…A voi auguro con tutto il cuore che Babbo Natale non vi porti nulla, che la Befana vi porti carbone vero e viagra scaduto, che il cazzo non vi tiri mai più, che vi si scassino le auto blu, che le troie con cui andate vi attacchino la tubercolosi, lo scolo e la sifilide, che possiate ruttare e scorreggiare senza controllo in parlamento quando c'è la diretta televisiva rivelando per una volta nella vostra vita di infami chi siete in verità. Ma soprattutto vi auguro che Cristo, quanto prima, vi porti finalmente da pagare il conto decisivo.E che lo faccia con il viso stanco di una matura cameriera che vi sorride.Nonostante stia male e debba lo stesso sgobbare.Non dimentichiamoci della nostra dignità, amici.Non dimentichiamoci mai. Tanti auguri.