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INTERCETTATEMI PURE!


LO SCRITTORE CARLOTTO«Il grande fratello? Può spiare, non c' è niente da nascondere»MILANO - «È vero: siamo vittime del grande fratello. Io, però, vivo allegramente questa condizione». Massimo Carlotto aveva anticipato il clima di questi tempi nel noir Nessuna cortesia all' uscita, datato 1999: «Se sei un criminale, quando parli faccia a faccia col tuo avvocato non devi soltanto spegnere il telefonino. Devi pure togliere la batteria. Altrimenti riescono a intercettarti lo stesso». Ma allora che fare? Barricarsi in casa e non parlare con nessuno? Assolutamente no. «Ho trovato una soluzione alternativa. Io, sinceramente, me ne frego. Se hanno tempo da perdere per spiarmi, lo facciano pure. Tanto non ho niente da nascondere». Davvero non le viene mai l' istinto di voltarsi dall' altra parte quando incrocia lo sguardo vigile di una telecamera? «E perché dovrei? Mica vado in giro a rubare. E nemmeno milioni e milioni di italiani. D' altronde non è mica per ragioni di sicurezza che abbiamo dovuto rinunciare alla nostra privacy. Le intercettazioni dei magistrati, per intenderci, sono più che legittime. E non sono certo quelle a fare la differenza. Il problema è un altro». E quale? «Più che lo Stato, è il mercato a spiarci. Sono le aziende che vogliono sapere cosa mangiamo, come ci vestiamo, come passiamo il nostro tempo. Questo è il vero spettro del grande fratello. E l' unica arma a nostra disposizione è far finta di niente. Ignorarlo. Senza prendersela con i ragazzi che lavorano nei call center: non è colpa loro se nelle banche dati delle aziende ci sono pagine e pagine sulle abitudini di ognuno di noi. A me viene voglia ogni volta di mandarli al diavolo, quelli dei call center, ma poi mi trattengo». Beltramin Paolo  (13 luglio 2007) - Corriere della Sera