Tentazioni d'Arte

Post N° 19


Fabrizio de Andre’- un mito ispiratore Per uno della mia generazione, genovese fino al midollo, ascoltare per anni e anni Fabrizio de Andrè e le sue canzoni è stato come sfogliare dei libri di formazione nei quali si narra di momenti veri che ti maturano e nei quali ognuno ci si può identificare. Fabrizio con le sue canzoni/poesie ha raggiunto quello che all’uomo comune non è concesso di raggiungere: l’immortalità  Da giovane, del primo album conoscevo a memoria praticamente tutti i brani, dei quali ero innamorato perso, ma quello che ancora oggi mi porto dentro e  ha condizionato gran parte della mia pittura, è il famoso “via del Campo”.Io, fanciullo, ho visto e vissuto quelle atmosfere così sapientemente descritte da Fabrizio: i muri scrostati le pietre di strada consunte, unte, l’odore del basilico, dei letti disfatti dopo ore d’amore, le “bagasce”, l’edicole sacre, il grido du besagnin e il richiamo dei venditori di contrabbando: ”sigarette..sigarette, accendinii…”. Una “Zena” da lui cantata, anche in dialetto, in modo magistrale che vive ancora oggi grazie alle sue canzoni/poesie e anche se il tempo si è rosicchiato una parte di quel vissuto, quella “Zena”, grazie a lui, vivrà in eterno.Io, molto modestamente, ho cercato di dare forma e colore ad una scena, da me vissuta in giovinezza e che mi aveva particolarmente colpito, agitato o forse spaventato e che rivedo ogni volta che ascolto “via del Campo”, cercando di descriverla, per quanto mi è possibile, con le atmosfere forti, aspre ma dolci e tenere, della “mé vegia Zena”, da lui cantate.