Ho letto con attenzione ed interesse l’articolo dal titolo “Edilizia e lavori pubblici/ Vinti: il rilancio del settore delle costruzioni passa attraverso grandi investimenti statali” pubblicato sul giornale on-line Umbrialeft nella giornata di ieri.Concordo con le preoccupazioni espresse dall'Assessore ai Lavori pubblici della regione Umbria, Stefano Vinti, che sono pienamente condivisibili e da non sottovalutare.La crisi che sta attraversando il comparto delle costruzioni risulta più profonda e con minor prospettiva di recupero rispetto al più generale dato economico e rischia - trattandosi di un comparto specialistico che non consente una rapida e semplice ri-collocazione in altri settori dei suoi prestatori d'opera (manuale ed intellettuale) e delle imprese ivi operanti - di incidere pesantemente sulle condizioni di vita di una fascia non trascurabile della popolazione del paese ed in particolare di quella di una regione come l’Umbra dove il comparto rappresenta una delle principali attività produttive ed economiche.Altresì risultano condivisibili le critiche alla sostanziale immobilità del governo nazionale che non è stato capace di avviare alcuna politica concreta limitandosi a sporadici atti legislativi pressoché inutili ed a nascondersi dietro a spot e slogan di nessuna utilità concreta. Condivisibili anche le azioni ipotizzate dall’Assessore Vinti per il settore di sua competenza (l'edilizia residenziale pubblica), allorché – a mio avviso - difficilmente praticabili. A prescindere da chi governerà domani il paese (è evidente che con l'attuale governo non esiste neanche la più remota possibilità di un intervento concreto in qualsiasi direzione) sarà impossibile per chiunque non fare - prioritariamente - i conti con l'elevatissimo (ed insostenibile) debito pubblico statale ed agli obblighi ulteriori che si stanno stabilendo (in materia di contenimento del debito) a livello europeo. Conti che non consentiranno - a prescindere dalla volontà degli attori politici nazionali - di destinare sufficienti risorse all’implementazione ed alla qualificazione dell'Edilizia residenziale pubblica (che, come correttamente ipotizza l'Assessore Vinti potrebbe rappresentare un volano per il rilancio del comparto delle costruzioni), come - analogamente - non sarà possibile destinarne in misura necessaria alla qualificazione delle reti infrastrutturali e più in generale delle opere pubbliche (altro ambito d'azione che potrebbe rappresentare un volano importante per il rilancio del comparto delle costruzioni) a meno di non incidere pesantemente (in senso negativo) sui servizi socio-culturali e sanitari (già inadeguati alle aspettative ed alle necessità della popolazione residente). Investire, allo stato dei conti pubblici attuali, significative risorse pubbliche per l’Edilizia residenziale pubblica e/o in importanti (quanto necessarie) opere pubbliche obbligherebbe ad una riduzione significativa della quota di gettito fiscale attualmente destinata ai servizi socio-sanitari (anche in considerazione dell’alta rigidità della spesa pubblica italiana) e – con ogni probabilità – anche all'introduzione di ulteriori ticket per l'accesso ai medesimi servizi, con ricadute negative sulla qualità della vita e sulla capacità di spesa media della maggioranza dei cittadini (in poche parole, attraversando un periodo di recessione accompagnato da un elevato tasso di disoccupazione, un rimedio probabilmente peggiore del male stesso). Certamente la reintroduzione di imposte sugli immobili quali l’I.c.i. sull’abitazione principale, come prevedere altre forme di tassazione patrimoniale e perseguire una maggiore efficienza nel contrasto all'evasione fiscale possono rappresentare strumenti capaci di implementare le entrate statali in misura non trascurabile, ma sarebbe illusorio pensare (e sostenere) che vi possa essere un effetto immediatamente tangibile a seguito di tali azioni (comunque necessarie per perseguire opportune politiche perequative) e non un effetto posticipato nel tempo che comporterà un recupero apprezzabile di risorse solamente nel medio periodo e comunque non prima di 4-5 anni (mentre rilancio dell'economia e sostegno alle politiche socio-sanitarie e culturali richiedono risorse immediatamente spendibili). Occorre dunque - se vogliamo concretamente agire per un rilancio dell'economia (nella fattispecie in discussione il comparto delle costruzioni) - agire con politiche pubbliche territoriali (ancor più, ed ancor prima che nazionali) capaci di attrarre risorse non statali (stante la loro insufficienza) favorendo, anche (e soprattutto) attraverso un uso del patrimonio pubblico e delle risorse culturali disponibili innovativo, investimenti di capitali pubblici e privati europei e non, con i quali promuovere e concretizzare le azioni di qualificazione del patrimonio residenziale pubblico e delle infrastrutture/opere pubbliche necessarie a sostenere il comparto regionale delle costruzioni e più in generale l’economia d’ambito, contestualmente al miglioramento dei servizi offerti e dunque della qualità della vita dei cittadini residenti nella regione. Il principio è sostanzialmente il medesimo di quello indicato dall’Assessore Vinti, cambiano scala e interlocutori (dato che quella nazionale/statale non è più sufficiente) e di conseguenza la complessità del problema (ed il know how da impiegare per affrontarlo). Questa è la vera sfida che abbiamo davanti; non tanto superare l'inadeguatezza dell'attuale governo (atto comunque necessario) quanto essere all'altezza di sfide che non possono più essere affrontate nel recinto novecentesco dello stato-nazione.
Riflessioni sul rapporto tra politiche pubbliche, edilizia e lavori pubblici per il rilancio del settore delle costruzioni
Ho letto con attenzione ed interesse l’articolo dal titolo “Edilizia e lavori pubblici/ Vinti: il rilancio del settore delle costruzioni passa attraverso grandi investimenti statali” pubblicato sul giornale on-line Umbrialeft nella giornata di ieri.Concordo con le preoccupazioni espresse dall'Assessore ai Lavori pubblici della regione Umbria, Stefano Vinti, che sono pienamente condivisibili e da non sottovalutare.La crisi che sta attraversando il comparto delle costruzioni risulta più profonda e con minor prospettiva di recupero rispetto al più generale dato economico e rischia - trattandosi di un comparto specialistico che non consente una rapida e semplice ri-collocazione in altri settori dei suoi prestatori d'opera (manuale ed intellettuale) e delle imprese ivi operanti - di incidere pesantemente sulle condizioni di vita di una fascia non trascurabile della popolazione del paese ed in particolare di quella di una regione come l’Umbra dove il comparto rappresenta una delle principali attività produttive ed economiche.Altresì risultano condivisibili le critiche alla sostanziale immobilità del governo nazionale che non è stato capace di avviare alcuna politica concreta limitandosi a sporadici atti legislativi pressoché inutili ed a nascondersi dietro a spot e slogan di nessuna utilità concreta. Condivisibili anche le azioni ipotizzate dall’Assessore Vinti per il settore di sua competenza (l'edilizia residenziale pubblica), allorché – a mio avviso - difficilmente praticabili. A prescindere da chi governerà domani il paese (è evidente che con l'attuale governo non esiste neanche la più remota possibilità di un intervento concreto in qualsiasi direzione) sarà impossibile per chiunque non fare - prioritariamente - i conti con l'elevatissimo (ed insostenibile) debito pubblico statale ed agli obblighi ulteriori che si stanno stabilendo (in materia di contenimento del debito) a livello europeo. Conti che non consentiranno - a prescindere dalla volontà degli attori politici nazionali - di destinare sufficienti risorse all’implementazione ed alla qualificazione dell'Edilizia residenziale pubblica (che, come correttamente ipotizza l'Assessore Vinti potrebbe rappresentare un volano per il rilancio del comparto delle costruzioni), come - analogamente - non sarà possibile destinarne in misura necessaria alla qualificazione delle reti infrastrutturali e più in generale delle opere pubbliche (altro ambito d'azione che potrebbe rappresentare un volano importante per il rilancio del comparto delle costruzioni) a meno di non incidere pesantemente (in senso negativo) sui servizi socio-culturali e sanitari (già inadeguati alle aspettative ed alle necessità della popolazione residente). Investire, allo stato dei conti pubblici attuali, significative risorse pubbliche per l’Edilizia residenziale pubblica e/o in importanti (quanto necessarie) opere pubbliche obbligherebbe ad una riduzione significativa della quota di gettito fiscale attualmente destinata ai servizi socio-sanitari (anche in considerazione dell’alta rigidità della spesa pubblica italiana) e – con ogni probabilità – anche all'introduzione di ulteriori ticket per l'accesso ai medesimi servizi, con ricadute negative sulla qualità della vita e sulla capacità di spesa media della maggioranza dei cittadini (in poche parole, attraversando un periodo di recessione accompagnato da un elevato tasso di disoccupazione, un rimedio probabilmente peggiore del male stesso). Certamente la reintroduzione di imposte sugli immobili quali l’I.c.i. sull’abitazione principale, come prevedere altre forme di tassazione patrimoniale e perseguire una maggiore efficienza nel contrasto all'evasione fiscale possono rappresentare strumenti capaci di implementare le entrate statali in misura non trascurabile, ma sarebbe illusorio pensare (e sostenere) che vi possa essere un effetto immediatamente tangibile a seguito di tali azioni (comunque necessarie per perseguire opportune politiche perequative) e non un effetto posticipato nel tempo che comporterà un recupero apprezzabile di risorse solamente nel medio periodo e comunque non prima di 4-5 anni (mentre rilancio dell'economia e sostegno alle politiche socio-sanitarie e culturali richiedono risorse immediatamente spendibili). Occorre dunque - se vogliamo concretamente agire per un rilancio dell'economia (nella fattispecie in discussione il comparto delle costruzioni) - agire con politiche pubbliche territoriali (ancor più, ed ancor prima che nazionali) capaci di attrarre risorse non statali (stante la loro insufficienza) favorendo, anche (e soprattutto) attraverso un uso del patrimonio pubblico e delle risorse culturali disponibili innovativo, investimenti di capitali pubblici e privati europei e non, con i quali promuovere e concretizzare le azioni di qualificazione del patrimonio residenziale pubblico e delle infrastrutture/opere pubbliche necessarie a sostenere il comparto regionale delle costruzioni e più in generale l’economia d’ambito, contestualmente al miglioramento dei servizi offerti e dunque della qualità della vita dei cittadini residenti nella regione. Il principio è sostanzialmente il medesimo di quello indicato dall’Assessore Vinti, cambiano scala e interlocutori (dato che quella nazionale/statale non è più sufficiente) e di conseguenza la complessità del problema (ed il know how da impiegare per affrontarlo). Questa è la vera sfida che abbiamo davanti; non tanto superare l'inadeguatezza dell'attuale governo (atto comunque necessario) quanto essere all'altezza di sfide che non possono più essere affrontate nel recinto novecentesco dello stato-nazione.