LA MIA SICILIA

Post N° 9


Durante i primi due secoli dell’impero la Sicilia aveva attraversato una fase di depressione, dovuta al sistema di produzione del latifondo, basato sul lavoro degli schiavi: la vita urbana aveva subito un declino, la campagna era deserta e i ricchi proprietari non vi risiedevano, come la mancanza di resti abitativi di un certo livello sembrerebbe indicare. Inoltre, il governo romano trascurava il territorio, che divenne luogo d’esilio e rifugio di schiavi e briganti.La Sicilia rurale entrò in nuovo periodo di prosperità agli inizi del IV secolo, con gli insediamenti commerciali e i villaggi agricoli che sembrano raggiungere l’apice della loro espansione e della loro attività, Tracce di attività costruttive restano nelle località di Filosofiana, Sciacca, Punta Secca, Naxos ed altrove. Un evidente segnale di trasformazione è costituito dal nuovo titolo assegnato al governatore dell’isola, da corrector a consularis.Le motivazioni sembrano essere duplici: anzitutto la rinnovata importanza delle province di Africa proconsolare e di Tripolitania per i rifornimenti di grano verso l'Italia, mentre la produzione egiziana, che aveva fino ad allora sopperito alle necessità di Roma, venne convogliata a Costantinopoli, dal 330 nuova capitale imperiale. La Sicilia assunse di conseguenza un ruolo centrale sulle nuove rotte commerciali fra i due continenti. In secondo luogo i ceti più abbienti, di rango equestre e senatorio cominciarono ad abbandonare la vita urbana ritirandosi nei propri possedimenti in campagna, a causa della crescente pressione fiscale e delle spese che erano obbligati a sostenere per il mantenimento degli apparati pubblici cittadini. In tal modo inoltre i proprietari si occupavano personalmente delle proprie terre, coltivate non più da schiavi, ma da coloni. Considerevoli somme di denaro furono spese per ingrandire, abbellire e rendere più comode le residenze extraurbane, o ville. Tra queste si possono citare oltre alla villa del Casale, la villa del Tellaro.