A FUTURA MEMORIA

In memoria di ALESSANDRO F.


Ad Alessandro F.                           In questa triste evenienza, mi accingo a tracciare un brevissimo ricordo del nostro Alessandro (solo ora riesco a dargli del “tu”, dopo che in diverse occasioni me lo aveva espressamente chiesto anche se inutilmente, perché per me  rimane il “Presidente” per antonomasia ) e lo faccio con immenso orgoglio, anche perché sono certo che  avrebbe gradito queste poche parole.                         La misura per giudicare umanamente la vita di un uomo - il suo transito terreno sempre troppo breve -  è forse dato dalla quantità e qualità degli affetti che lo hanno circondato in vita e dopo.                           Nel  caso del nostro Alessandro, all’immenso amore della moglie T. dei figli e dei parenti tutti, si è sommato nel corso degli anni, quello dei colleghi di lavoro e dei collaboratori che hanno avuto il privilegio di confrontarsi con Lui nei quasi cinquanta anni spesi al servizio dello Stato interperpretando – e non sono io a dirlo – il ruolo di magistrato di Cassazione in modo semplicemente esemplare, in ogni funzione e grado egli avesse occupata negli anni.                          Dunque, una vita familiare e professionale intensa e ben spesa, con i giusti riconoscimenti che le stesse istituzioni da Lui servite gli hanno tributato al momento del collocamento in pensione, che hanno avuto l’effetto di esaltare la sua connaturata modestia.                          Ricordo a me stesso che un magistrato è per definizione etimologica un “maestro” o, se volete, una “guida”: e Lui lo è stato in ogni settore, da quello professionale a quello umano.                          Marito e padre affettuoso e sempre presente alle esigenze degli altri, spesso  a scapito delle proprie; nonno dolce; suocero mai invadente; amico sincero e sempre pronto a dare un consiglio o una semplice parola di conforto.                         Per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare una sola occasione in cui quest’uomo - di cui onoriamo le spoglie mortali - abbia alzato la voce o imprecato, anche se spesso i fatti della vita, gliene avevano dato  motivo e giustificazione piena.                                                 La visione cristiana dell’evento “morte” non ci consente di indugiare più di tanto nel dolore, giacchè ora il nostro Alessandro vive la “vera” vita: quella eterna, fatta di non/tempo, di non/spazio, di non/dolore, di sola luce irradiata direttamente  dal Creatore.                        L’uomo si chiede incessantemente come è il momento che segna il passaggio dalla fase terrena a quella eterna; se siamo soli oppure se al momento del transito ci assiste qualcuno.                        La mia personale  risposta, mi porta ad immaginare che nel momento stesso in cui ogni essere umano abbandona la propria fisicità e muore nel corpo, in quello stesso istante e senza soluzione di continuità, il suo essere divenuto puro spirito entra in contatto  con i propri genitori oppure con una persona cara che si trova già in quella dimensione.                            Chiudiamo gli occhi per un istante, ed immaginiamo la scena nella quale al nostro Alessandro sono apparsi i propri genitori, pronti ad accompagnarlo in quel bagno di Luce Eterna.                            In queste condizioni, nessuno può provare paura, ma solo gioia immensa e consolazione senza limiti per il ricongiungimento finale.                           Solo in tal modo il cerchio della vita si può chiudere e riaprire  infinite volte, ogni qualvolta si nasce ed ogni qualvolta si muore.                          Questa certezza ci deve accompagnare ogni istante della vita: sapere, cioè, che i nostri cari che ci hanno preceduto, ora vivono la vera vita, pronti ad accoglierci e tenerci vicino a sé per sempre, quando anche il nostro tempo si sarà esaurito. * * *                           Addio Alessandro, addio Presidente e che il sonno eterno ti sia lieve. Roma, sabato 27 maggio 2006 .(M.)