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Il testamento di GIUSEPPE PARINI

Post n°3 pubblicato il 30 Maggio 2006 da mediamemory

 

‡ † ‡

Nel nome del Signore Iddio; nell'anno della di lui nascita millesettecentonovantotto, correndo l'indizione romana seconda, nel giorno di lunedì quindici ottobre, vecchio stile (ventiquattro vendemiale anno VII repubblicano).

Siccome è inevitabile la morte ed incerta l'ora della medesima, così io, prete Giuseppe Parini del fu Francesco Maria, abitante nell'altre volte collegio di Brera di questa comune, situato in Porta Nuova; parrocchia di San Marco, sano di mente, vista, loquela, udito ed anche di corpo, ho determinato di fare, siccome fo, il presente mio testamento nuncupativo implicito, ossia per relationem ad schedulamin forza del quale:

Dico e dichiaro primieramente di non aver fatto alcun altro testamento, codicillo od atto di ultima volontà, per quanto io mi ricordi; e, qualora si ritrovasse (il che non credo) qualche codicillo, donazione per causa di morte, o qualunque altra disposizione di mia ultima volontà, quella e quelle ho rivocato, cassato ed annullato, siccome casso, revoco ed annullo in ogni miglior modo, ancorchè in quello o quelli o in altro d'essi vi fossero parole derogatorie del presente mio testamento, delle quali fosse preciso il fare individua menzione, essendo la mia precisa e determinata volontà che questo testamento sia derogatorio a tutti gli antecedenti, e che questo solo debba unicamente attendersi ed osservarsi, e le altre disposizioni come non fatte.

Voglio, ordino e comando che le spese funebri mi siano fatte nel più semplice e mero necessario, ed all'uso che si costuma per il più infimo dei cittadini.

Lascio, in via di legato e di particolare istituzione o come meglio, ecc., a Francesco Facchetti, mio attuale inserviente, due terzi del mio spoglio della biancheria sì da letto che da tavola, dei mobili, suppellettili, cumò, canapè, stagni, quadri ed altro, compresa anche la mia libreria, ma esclusa sempre qualunque cosa di metallo, qualunque sia il metallo medesimo, che deve rimanere in proprietà degli infrascritti miei eredi; e l'altro terzo di quanto sopra l'ho lasciato e lascio, in via pure di legato e di particolare istituzione come sopra, a Benedetta Lavezzari, pure attuale mia inserviente. Questo legato però non avrà effetto a favore di casi o di altro di loro, se non nel caso che al tempo di mia morte siano al mio servizio; mentre, qualora essi o alcuno di essi non fosse o fossero più al mio servizio al tempo di mia morte, non avrà più effetto questo legato rispetto a quegli o quella che non sarà più al mio servizio, e la sostanza come sopra ad essi rispettivamente legata dovrà cedere in allora ed accrescere a favore degli eredi da me come abbasso instituiti e nominati; ed in allora si darà invece a quella persona o persone che saranno al mio servizio unicamente il mio spoglio e vestiario, e quel di più che crederanno gli infrascritti miei esecutori testamentarii, nei quali pienamente confido ed ai quali conferisco perciò ogni più ampia ed opportuna facoltà.

A tal effetto incarico gli stessi miei esecutori testamentarii che, subito seguita la mia morte, debbano apprendere, senz'opera o ministero di giudice, ed assicurare tutta la mia sostanza, facendone poi fare l'opportuno inventario, per quella consegnare agli infrascritti miei eredi all'atto che li medesimi si presenteranno e che avranno dichiarato nelle forme di adire la mia eredità; beninteso però e dichiarato che li predetti miei esecutori testamentarii non siano mai obbligati a consegnare l'eredità a' suddetti miei eredi, se prima non saranno soddisfatti in totalità tutti li legati da me come sopra disposti, nonchè le spese funebri e li debiti che vi possano essere al tempo di mia morte, e non altrimenti.

A tale effetto dovranno gl'infrascritti miei esecutori testamentarii far fare, contemporaneamente all'inventario, anche la stima de' miei mobili, suppellettili, argenti, come sopra, massime all'oggetto di poter dividere secondo il da me disposto le robbe legate in quota al Facchetti ed alla Lavezzari, e per ogni altro effetto di ragione.

Ritrovandosi dopo mia morte qualche nota da me scritta od anche semplicemente da me sottoscritta dopo il presente mio testamento, voglio che tale nota debba unirsi al medesimo, e quindi eseguirsi come parte dello stesso testamento.

In tutta poi la restante mia sostanza, dedotti i legati come sopra da me disposti e soddisfatte da' miei esecutori testamentarii le spese funebri come sopra, come pure soddisfatti li debiti che vi possano essere al tempo di mia morte e le occorrenti spese, ho instituito ed instituisco miei eredi universali per una metà li figli e discendenti maschi da maschio del fu Carlo Appiani del luogo di Bosisio, e per l'altra metà li figli e discendenti maschi da maschio del fu Francesco Corneo del luogo di Monestirolo sopra Porcara, i quali Carlo Appiani e Francesco Corneo erano miei nipoti per parte di sorelle; e, in mancanza de' maschi tanto del suddetto Appiani che del suddetto Corneo od altro d'essi, instituisco le femmine da essi rispettivamente discendenti e li figli maschi d'esse femmine, in caso di mancanza delle medesime, tutti per eguali proporzioni.

Dichiaro ad ogni miglior effetto di ragione che tutto il denaro effettivo, che si ritroverà al tempo di mia morte, come pure tutti gli argenti, le bigioterie ed altre cose di valore, nonchè le cose di metallo, qualunque sia il metallo medesimo, comprendendo in questa denominazione anche il rame, peltro, bronzo e simili, come pure qualunque credito a me spettante per qualsivoglia titolo e causa, ed altresì li manoscritti delle mie opere debbano essere assolutamente esclusi dal legato come sopra da me disposto a favore dei suddetti Facchetti e Lavezzari, e debbano formare parte dell'eredità mia a favore degli eredi da me sopra nominati ed Istituiti.

In esecutori testamentari poi di questa mia disposizione ho deputato e deputo il cittadino Giovanni Antonio Vimercati, pubblico notaro di Milano, mio conoscente, a cui intendo consegnare questo mio testamento nuncupativo implicito, ed il cittadino prete Cesare Frapolli, attuale reggente nelle Scuole di Brera, e ciò solidalmente, cosicché quello che principierà l'uno possa finir l'altro, e così viceversa; conferendo ai medesimi, per tutto quanto sopra, la più ampia autorità, ed incaricandoli di dare la piena esecuzione al da me come sopra disposto.

Dichiarando inoltre, ad ogni miglior effetto di ragione, di avere messa la mia firma su questo foglio di fronte all'istituzione degli eredi da me come sopra nominati ed instituiti. Ed in fede io sottoscrivo anche qui abbasso di propria mano, nel giorno mese ed anno suddetti.

GIUSEPPE PARINI.

 

All'esterno:

 

1798, giorno di lunedì, quindici del mese di ottobre, vendemiale 24, anno VII repubblicano.

Testamento nuncupativo implicito che consegno al cittadino Giovanni Antonio Vimercati, notaro di Milano, perchè dopo la mia morte lo apri e pubblichi, senza veruna formalità.

 

GIUSEPPE PARINI.

 

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Commenti al Post:
Heidi16
Heidi16 il 30/05/06 alle 20:25 via WEB
wow....ma quanto ci ha messo per elaborare un testamento così corposo....?!?!?! ...certo che ne aveva di tempo da perdere! ;P
 
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