Parole messe lì...

Cina-Wall Street in dieci minuti.


Sono stato dall'avvocato. Il mio avvocato è una donna. Giovane e carina, quando mi deve dire qualcosa, non mi spedisce la solita lettera, ma mi manda un sms. Siccome c'è che tra poco ritorno "signorino" sono dovuto andare a portarle alcuni documenti per le varie pratiche da sbrigare. Il suo ufficio è a Prato, una città orrenda (chiedo venia se qualcuno vi abita, ma secondo me è orrenda) nella quale tutte le volte che vi entro, mi perdo. E dunque anche stavolta non ho fatto eccezione. Mi sono ritrovato in un posto esclusivamente popolato da cinesi. Dico davvero. Cinesi ovunque. Negozi con insegne in lingua cinese, bambini cinesi che giocavano per strada, donne cinesi che parlavano fra loro affacciate alle finestre. Uomini cinesi intenti in lavori più o meno utili. Mi sono ritrovato a pensare che forse ero entrato in uno stargate e trasportato a Pechino. Allora ho chiamato la Mariangela (l'avvocato...o avvocatessa?...) e le ho detto: "Mi sono perso." "Di nuovo?....ma porca miseria. Dove sei?" "A Pechino." "Eh eh eh.....ho capito. Passata la rotonda dovevi girare a sinistra." "Ah...ho girato a destra, invece." "Torna indietro e alla rotonda prendi a sinistra. Dopo un paio di km trovi un parcheggio. Lascia la macchina lì e prendi il viale con le banche." Ho fatto come ha detto e dopo dieci minuti mi sono trovato in un altro mondo. Avevo lasciato la popolosa ed operosa Cina ed ero approdato a Wall Street. Uomini in giacca e cravatta con la ventiquattr'ore entravano ed uscivano dalle banche e dagli uffici, come tante formiche intente a far qualcosa di utile. Donne appena uscite dalla copertina di Vogue affannate a parcheggiare il Suv con due ruote sul marciapiede, palazzi di vetro e costruzioni avveniristiche. Ho suonato il campanello e quando il portone ha fatto lo scatto, sono entrato portando con me uno strano malessere misto a tristezza. Non lo so perchè.