Etnicarchia

Teleriscaldamento Sellero: Filiera corta? Solo sulla carta.


 
Le fotografie allegate, scattate negli scorsi giorni e forniteci da un cittadino, riprendono gli automezzi della dittaappaltatrice per la fornitura di materiale cippato al Teleriscaldamento Valtellina-Valchiavenna, mentre caricano il materiale legnoso derivante dai lavori forestali eseguiti nel Comune di Cevo.Come mai, ci siamo chiesti, il legname locale viene portato in Valtellina mentre le nostre centrali (TSN su tutte)  acquistano materiale da fuori provincia, fuori regione e addirittura dall'estero (ricordiamo l'ormai famoso "nocciolino" indonesiano, di cui abbiamo più volte parlato, finito nel forno della centrale di Sellero)?
La risposta è talmente ovvia quanto sconcertante: il cippato realizzato con gli scarti dei lavori forestali eseguiti in loco non è appetibile per le centrali della nostra Valle (Sellero, ma anche Temù-Ponte di Legno) in quanto composto per circa il 60 per cento da ramaglie con basso potere calorifico e quindi non è ritenuto idoneo, questo perché le caldaie di combustione delle nostre centrali non sono state progettate per bruciare questo tipo di materiale, inoltre pare che le centraline della nostra valle ritirino il materiale da cippare esclusivamente tondo, solo se già accatastato ai bordi delle strade e pronto per il carico.Ma come?! se solo nove anni fa, sul Giornale di Brescia del 07Invece la famosa filiera del legno di cui tanto si è parlato anche a Sellero e che la logica avrebbe voluto si realizzasse PRIMA di costruire le centrali, è ancora bel lungi dal divenire realtà (e questo nonostante i milioni di euro pubblici ricevuti come contributo), così mentre il nostro legname alimenta le centrali di Teleriscaldamento Valtellinesi, in Valle Camonica si brucia il nocciolino di Sumatra, con buona pace della tanto decantata filiera corta, anzi, cortissima proprio come le gambe delle bugie raccontate dal nostro Sindaco./09/2003, il sindaco di Sellero (allora come oggi) Bressanelli, primo promotore del progetto TSN, affermava : «L’idea è nata dopo il grande incendio della primavera del ’97 che ha distrutto buona parte del nostro patrimonio boschivo. Nella nuova centrale potremmo bruciare tutta la legna proveniente dalla bonifica. Ma potremmo puntare anche sulle segherie della zona che dispongono di scarti legnosi a buon mercato. Del resto, in Trentino Alto Adige questo lo fanno da tempo». 
Peccato che la Legna proveniente dalla bonifica dell'incendio non sia mai giunta a TSN e che per poter approvvigionare con continuità solo la centrale di Sellero (che ricordiamo ha una capacità di circa 40 quintali l'ora) si dovrebbe disboscare l'intera Valle Camonica. Nonostante ciò nel  2001 il Comune di Sellero, che ai tempi controllava la società TSN, per beneficiare del cospicuo finanziamento regionale di quasi cinque miliardi di lire che ha permesso la realizzazione della Centrale e della rete di Teleriscaldamento, si era impegnato ad utilizzare solo biomasse di origine locale, ovvero disponibili all’interno del bacino di interesse dell’impianto, per un periodo di almeno 15 anni.