Etnicarchia

Vento dal Nord


E i manifesti leghisti con gli indiani andarono a rubaAffari Italiani Martedí 08.04.2008 10:08Di Angelo Maria PerrinoUmberto Bossi malato? Ma neanche per sogno, sta benissimo. Affari Italiani lo ha incontrato poche sere fa e può garantire: il Senatùr è vivo e lotta insieme a noi. Il nostro Alberto Maggi si è messo in macchina ed è salito fino a Romentino, vicino a Novara, ospite del senatore e leader della Lega in Piemonte, Roberto Cota. Si inaugurava la sede locale del Carroccio. E Bossi mangiava pizzette e tartine e gustava la sua bevanda preferita, la Coca Cola. Muovendosi bene e avendo recuperato una perfetta autonomia anche nella deambulazione (solo a volte si aiuta con un bastone). Giacca grigia, camicia a quadretti verde e blu, spettinatissimo, ha ricevuto il nostro Alberto faccia a faccia, in un colloquio-intervista diretto e senza mediatori. Mi ha perfino mandato i saluti personali, il Senatùr (che ricambio cordialmente e affettuosamente) ricordandosi benissimo, che memoria!, di quando ci eravamo conosciuti ai tempi di un talk show televisivo che conducevo nel '94, primo governo Berlusconi, al quale egli aveva partecipato un paio di volte. E ha citato addirittura il nome di quel programma, il Senatur, BorsaOggi: altro che malato o out!!! Altro che ictus, insomma. E' lucidissimo e si ricorda tutto.Non a caso ha detto cose non banali (vedi intervista in alto a destra), parlando senza rete con Affari Italiani: ha annunciato che tornerà a Roma per fare il ministro delle Riforme (vuol dire che politicamente si può permettere di annunciarlo), che introdurrà subito il federalismo fiscale e dialogherà con la sinistra in una logica bipartisan. Poi, sempre attento al posizionamento, ha lanciato la freddura, di cui si è molto autocompiaciuto, sul Cavaliere ("Se va a Piacenza vuol piacere, se va a Lodi vuol lodare, se va a Bari vuol barare, se va a Chiavari vuol..."). E infine ha lanciato anche un segnale politico blando e indiretto ma importante, colto dai nostri osservatori più attenti, nei quotidiani di stamane: nelle elezioni Usa tiene per Hillary Clinton e per i democratici.Bossì è tornato, insomma. E i sismografi dei sondaggisti annusano un terremoto. Potrebbe essere lui, con la sua Lega, la sopresa di queste elezioni, il vero vincitore, l'uomo che consegnerebbe il successo al Centrodestra mantenendo una posizione chiave negli equilibri futuri. E se tra destra e sinistra si verificasse un pareggio con relativo stallo, potrebbe essere lui l'ago della bilancia. Come è sempre stato, del resto, in questi anni di cosiddetta seconda Repubblica. Nel '94 fu determinante nel far salire Berlusconi a Palazzo Chigi e poi nel farlo cadere con il ribaltone che dette luogo al governo tecnico di Dini e Scalfaro. Fu determinante nella sconfitta del Centrodestra nel '96, quando non si presentò alle elezioni con il cartello di Fini e Berlusconi aprendo così la strada al successo elettorale e alla premiership di Romano Prodi. E fu decisivo, nel 2000, per il ritorno del Cavaliere premier e per la sua durata quinquennale...Nel 2006, fulminato dall'ictus, non fu determinante. E infatti Berlusconi perse. Ma ora è tornato il Senatùr di una volta. Con le sue sparate, ma anche con il suo buonsenso. Dicono che piace ai giovani, specie i trentenni disillusi e un po' incazzati, tra i quali va a ruba, ai gazebo, il manifesto con gli indiani(l'ha ideato Bossi in persona, mutuandolo dai leghisti ticinesi). Ma dicono che piace anche a molti militanti di Forza Italia un po' delusi dalla ripetitività di quel partito e da un certo vuoto di valori, di idee e di uomini nuovi. E soprattutto piace a coloro che sono in disaccordo sulla fusione con Fini e sull'eccessiva vicinanza con la destra ex fascista.Da qui un travaso di voti, a destra molto significativo, dal Pdl alla Lega.Staremo a vedere, mancano ormai pochi giorni al verdetto. Certo, noi di Affari Italiani, pur mantenendo la nostra equidistanza e la nostra obiettività e indipendenza, non ci associamo al coro degli insulti e delle prese di distanza da Bossi e dai suoi padani. E non esitiamo a riconoscere alla Lega un ruolo positivo in questo quindicennio. Nell'abbattimento della classe politica corrotta della Prima Repubblica e nel suo superamento. In una serie di provvedimenti chiave,nella scorsa legislatura, come la legge Biagi, la riforma delle pensioni, la riforma della giustizia.Gli unici forse degni di essere ricordati di un gabinetto Berlusconi litigioso e inconcludente, ad onta della sua durata record. Riconosciamo anche alle camicie verdi una forte sensibilità e coerenza verso i temi della regolamentazione dei flussi migratori, un'attenzione critica verso gli effetti negativi della globalizzazione sulla nostra economia, una storica militanza a favore delle culture locali e del territorio e di una diversa e più equilibrata gestione delle entrate fiscali, più attenta ai luoghi in cui le tasse si pagano e meno alle fameliche casse dello Stato centrale vessate dai costi della Casta e delle sue clientele e dal peso di una pubblica amministrazione tanto estesa e multiforme quanto inefficace e parassitaria.Ecco, se la Lega del futuro avrà messo da parte certe smargiassate di colore, se si sarà liberata del suo vassallaggio politico, se cancellerà certe scivolate immorali e illegali come le vicende Credieuronord e Bpl, se recupererà autonomia operativa e strategica... Se tornerà insomma la Lega della prim'ora, quella colta e spiazzante di Gianfranco Miglio e del sogno federalista, l'Italia avrà da guadagnarci. Apprezzamento per la Lega, da "meridionale"Affari Italiani  Martedí 08.04.2008 15:51Di Pasquale Della Torca Caro Direttore, mentre leggevo - molto attentamente - il tuo articolo su Bossi, pensavo alla Lega degli inizi con la solidità di Gianfranco Miglio e, infatti, sono rimasto molto colpito della conclusione che hai fatto proprio citando Miglio. Ma pensavo anche a quegli inizi che terrorizzavano i meridionali, che si sentivano minacciati da questo strano mostro che voleva dare l'assalto all'ultra invitto potere romano del quale il Meridione si è fatto sempre schiavo per mere ragioni di pancia.Quanto noiosamente sfogliavo i testi sulla questione meridionale negli anni dell'università! Perché quella poderosa opera pensatoria non faceva altro che rafforzare il legame tra Democrazia Cristiana-Roma-Cassa per il Mezzogiono che voleva dire soldi, soldi, soldi, soldi senza sviluppo, ma solo in cambio di voti. Ricordo segreterie di senatori e onorevoli piene zeppe all'inverosimile di questuanti, galoppini, segretari, consiglieri comunali, disoccupati in cerca "da'  raccomandazione". Ci si rivolgeva alla Democrazia Cristiana mentre i comunisti lasciavano fare. Era la "questione meridionale", appunto.Disneyland funzionava a meraviglia, se facevi parte dei fortunati andavi al concorso con le risposte scritte sul fogliettino, e se eri particolarmente jellato le risposte giuste te le davano lo stesso ma ti fregavano in altro modo. Il resto non era - ed è - altro che desolante assistenzialismo. La Lega era vissuta come una minaccia grave. Non ti potevi dissociare, dovevi sputare contro i leghisti, bestemmiargli dietro, maledirli altrimenti passavi per traditore della patria, l'attentatore di Disneyland. Ti chiederai a quenso punto: ma che meridionale sei? Infatti ti correggo: io non sono meridionale, ho sempre rifiutato il termine "meridionale", anche in termini geografici. In termini di pensiero la questione meridionale l'ho sempre ritenuta responsabile dello stato nel quale ancora sono immerse la Campania e le altre regioni del sud d'Italia.Ho apprezzato il tentativo di Gianfranco Miglio di costruire un "sistema" nuovo, fatto di norme e valori. In sostanza la Lega ha fatto sempre paura, anche e soprattutto alla Roma politica, perché portava con sé un nuovo sistema, fatto, appunto di norme e valori. Infatti mi sentirei di dire che la seconda parte del libro di Tremonti è stata ampiamente anticipata dall'ideologia fondante della Lega. E' la Lega che in questi giorni torna a far paura ai professionals della politica romana. E' la Lega che torna a minacciare il tentativo oligarchico, del quale fanno parte anche moltissimi organi di informazione. La Lega torna a spaventare quelli che vorrebbero mettere le mani nella marmellata, meridionali inclusi.Perciò apprezzo, da "meridionale" (solo tra virgolette) questa tua frase: "Certo, noi di Affari Italiani, pur mantenendo la nostra equidistanza e la nostra obiettività e indipendenza, non ci associamo al coro degli insulti e delle prese di distanza da Bossi e dai suoi padani". Ma la apprezzo anche perché rappresenta un varco nella generale ignavia di tutti i mezzi di comunicazione di massa.Codiali saluti