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sindrome da pagina bianca


Stai lì, si ha voglia di buttare due parole su un foglio, ma il foglio dispettosamente resta bianco, immacolato, i pensieri turbinano certo, non è che non cè proprio nulla da dire, ma
cosa? cosa può interessare agli altri? che si sono scontrati due treni in Belgio questo già si sa era su tutti i telegiornali, che anche oggi ci sono stati incidenti e morti e vabbè, notizie di tutti i giorni, l'orrore a cui ormai ci siamo assuefatti tra un boccone di pennette ed una salsiccia, tanto il tiggì rompe o a pranzo o a cena, tanto ormai da averci resi il dramma, il dolore degli altri come se fosse una cosa asettica, quotidiana normale, tanto capita sempre agli altri.Sindrome da foglio bianco è quella strana sensazione di paura di fronte a qualcosa che vorremmo esternare da dentro di noi per trasportarla appunto in parole, messaggi che raggiungerano glia altri, lasciando viaggiare da noi verso glia ltri impressioni, pareri, suggestioni o anche semplicemente disinteresse, in fondo chi scrive, a meno che non lo fa per professione scrive per lo più per se stessa, quasi come per parlarci a quel dentro impalpabile ma percettibile, a volte così tanto presente da rendersi pure fastidioso, come se avessimo bisogno di un media, il foglio bianco, per dirci delle cose , alle nostre stesse coscienze.Ed il pensiero non vuole uscire, vuole restare segregato nel suo antro, lì al riparo dall'invadenza degli occhi indiscretì, quasi fosse esso stesso una entità a parte distinta da noi, dotata di volontà sua, ribelle a suo modo nel volere restare incatenato, tra un neurone
e l'altro, parole che dalla bocca si rifiutano di venire giù  fino in fondo alle dita che accarezzano una tastiera nera, come il carbone, nera come i penseri che a volte ci attanagliano la mente  e fuligginosi quasi fossero reduci da chissà quale misteriosa miniera. Già la miniera del pensiero, l'origine nebuloso delle idee che pian paino prendono forma, si assotigliano fino a trasformarsi in suono, ora melodioso, ora rabbioso, ora dolce, a seconda dello stato d'animo che li governa;  e si perchè è lo stato d'animo il padrone assoluto del pensiero, non importa quanti libri hai divorato, non importa quanti filosofi hai mangiato, non servono quanti matematici ti hanno spiegato, per gestire la vita tutto questo ti è di supporto ma non è l'essenza, forse paghiamo ancora  le infauste conseguenze a quel famigerato morso che Adamo diede alla mela, dall'albero della conoscenza, e si, in fondo non è la conoscenza che rende felici, non è sapere cosa fece Carlo magno o chissenefrega a renderti quella felicità che cerchi, a cosa ti serve sapere il cambio del dollaro se alla sera ti ritrovi comunque senza una parola nuova da dire a qualcuno.Eppure a pensarci bene abbiamo sempre qualcuno a portata di mano cui dire ogni sera
una parola nuova, uno che ci portiamo dietro da una vita, uno che forse non conosciamo così bene e nemmeno così in fondo, uno che non ci ha mai lasciato, nel bene e nel male e quando sembra che non abbiamo più nessuno con cui parlare tòh, guarda l'incantesimo lui salta fuori, ma sai che non ci avevo fatto caso? è vero posso parlare a me stesso, posso dire a me stesso quelle parole nuove, chi altri a quest'ora di sera?e come per magia la sindrome del foglio bianco adesso è scomparsa, impaurita soggiogata da una nuova consapevolezza, ha capito che il coraggio di agire è più forte di lei.