The Silence

November - P.1


Non lo conoscevo. Ci andai a sbattere contro e mi dannai per la mia stupida goffaggine. Mi voltai per scusarmi, e lo osservai. Alto e longilineo, non poteva superare la trentina. Pelle chiara, quasi porcellana, labbra fine e grandi occhi verde chiaro, i capelli neri tirati elegantemente indietro. Non era un modello, ma una di quelle persone dotate di una rara e semplice bellezza, che non è quella che la società impone, ma una ben più umile, per alcuni non è neanche bellezza, ma io trovavo quell'uomo semplicemente stupendo. Mi guardava incuriosito, come se fossi qualcosa di nuovo per lui. "Mi perdoni" dissi, rizzandomi e spingendo avanti il petto per sembrare una tosta. Lo feci sorridere."Figurati, piccola" mi rispose. Non mi arrabbiai, solitamente lo facevo, quando qualcuno mi chiamava con questi aggettivi credendo che a me facesse piacere."No, non piccola. Fanciulla?" quasi si fosse accorto della mia espressione infastidita. E rise. Una risata strana, no, non perché particolare in se, ma perché era riuscita a colpirmi... quasi provocatoria. E così risi anche io.Non ci presentammo neanche, gli offrii un caffè per scusarmi. Accettò.Alla fine scelsi un locale non di lusso, ma abbastanza elegante.Cominciammo a parlare, ricordo. Parlammo molto, di me, soprattutto. Parlammo di pensieri, sogni, speranze, fermate perse. E, per la prima volta, parlai delle mie paure e dei miei dubbi. Non lo avevo mai fatto, io che ero una persona apparentemente calma, che sputava su ogni problema... ma con lui mostrai il mio vero "IO", ammettendo i miei errori, rivelando i miei consci sbagli. Lui mi sorrise, e non mi giudicò. Credetti di essere ubriaca, ma non avevo bevuto del caffè corretto. Cominciammo a parlare di ciò che non avevo mai ammesso neanche a me stessa. Avevo la gola secca, ma continuai a parlare, senza distogliere mai gli occhi dai quelle pozze verdi e brillanti, che mi osservavano interessate.Alla fine il locale dovette chiudere, e noi ci trovammo spaesati per un attimo, fuori. Il calore del locale era sparito.Ci guardammo per un attimo, con l'intenzione, forse, di presentarci. Rinunciammo, o forse vi rinunciai io, quando dissi: "Conosco un posto interessante" lui annuì e ci avviammo.Ricordo che fu il suo turno di parlare e ricordo che ascoltai, affascinata, come dal nulla era arrivato a ciò che era. Era un grande oratore, la sua voce mi cullava. Se c'era una cosa che amavo fare era ascoltare, e lui mi stava dicendo molto, e sorrideva anche quando mi parlava dei suoi periodi bui, dimostrandomi com'è la vera gente che ha forza, con quel sorriso ad illuminargli il volto. Mi ricordo che sorrisi con lui, perché quel sorriso era contagioso e, soprattutto, sincero. Un discorso cominciò a tirarne un altro, e passammo tutta la notte su quel muretto affacciato su una distesa di campi, mentre parlavamo, ridevamo. Senza sapere il nostro nome, ma conoscendo tutto il resto.Quando ci rendemmo conto di cosa avevamo fatto, ci guardammo per un attimo e tutto sembrò fermarsi. Il silenzio fece quasi male. Scoppiammo a ridere, infine. Ce n'eravamo resi conto, e ora stavamo ridendo perché era qualcosa di cui non avevamo bisogno, ma alla fine ci presentammo comunque."Luca" disse, porgendomi la mano. In quel momento realizzai anche che non lo avevo mai toccato se non il giorno prima, quando gli ero andata a sbattere contro, ma non c'era mai stato un contatto intenzionale."Luna" avevamo anche i nomi simili, differenziavano di una lettera."Un nome particolare" commentò lui. Annuii e gli sorrisi."Beh, Luna, io ora devo andare... sarò felice di rivederti nuovamente" e qualcosa di molto simile alla felicità si accese dentro di me."Certo che sì!" esclamai, tutta contenta. Lui ridacchiò, accarezzandomi i capelli."Ci vediamo, allora" disse. Mi concessi del tempo, prima di rispondergli. Volevo ancora guardare quegli occhi così limpidi e vivaci."Ci vediamo" dissi infine, a malincuore. Lo osservai mentre se ne andava. Io restai ancora un poco nel freddo di Novembre, a pensare a lui, con un senso di vuoto adesso che era più con me a sorridermi. Sospirai, infine andai a casa. Lo avrei davvero rivisto? Per farvi un idea di Luca: